Cultura, tv e spettacoli

Un Paese inchinato a sua santità Saviano

Il caso Buchmesse ha spinto lo scrittore napoletano a sfoderare un suo cavallo di battaglia: il vittimismo. Mazza capitola e lo invita, e lui rifiuta

saviano buchmesse francoforte © Maica tramite Canva.com

Difficile trovare qualcosa di salvabile nel caso della Buchmesse. Il piantolino di Roberto Saviano, le polemiche strumentali della sinistra, la retromarcia di Mauro Mazza. Uno spettacolo da quattro in pagella, tutt’altro che edificante per la cultura italiana. Ma andiamo per gradi. I fatti sono noti: la polemica è scaturita per l’assenza dello scrittore di “Gomorra” nel programma dell’Italia della 76esima edizione della Fiera del Libro di Francoforte, in programma dal 16 al 20 ottobre. Sono bastati pochi secondi ai soloni per tornare a parlare di censura e di bavaglio, le solite castronerie. E ancora le crociate dei colleghi, da Veronesi a Trevi, senza alcuna base di buonsenso. Il motivo è semplice: sono stati gli editori dell’autore napoletano a non inserirlo nel programma. Altro che sabotaggio, altro che deriva illiberale. Ma purtroppo non è finita qui.

Ieri abbiamo infatti assistito a qualcosa di raccapricciante. Dopo aver tenuto giustamente la barra dritta sull’assenza di Saviano, Mauro Mazza – professione Commissario Straordinario del Governo – ha ceduto alle polemiche, invitando Saviano. Una mossa per stemperare la tensione o semplicemente per insofferenza nei confronti delle critiche (strumentali). Una retromarcia che non si può giustificare, che non ha alcun motivo di esistere. I criteri erano chiari, lo sono sempre stati. È bastata la lamentela del primo intellettuale di sinistra a cambiare le carte in tavola? Un autogol clamoroso, soprattutto perchè sembra quasi giustificare quelli che erano semplicemente degli attacchi speculativi per denigrare il governo e la sua presunta linea antidemocratica. Ma anche Saviano non ha fatto un figurone, anzi.

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Nonostante l’assist al bacio di Mazza, Saviano ha deciso di vestire i panni del martire, ancora una volta. Forse geloso dell’attenzione riservata al collega Antonio Scurati per l’altra finta censura del monologo antifascista, lo scrittore di “Gomorra” ha stroncato le motivazioni offerte per la sua assenza dal programma tricolore alla Buchmesse. E ancora, vittimismo allo stato puro: “La mia esclusione, come Mazza stesso ha motivato nel corso della conferenza stampa, è avvenuta per sua decisione e ha motivazioni che non occorre ribadire, ma che sono chiare a tutti. Non si aspettavano questa sollevazione unanime e solo per questo che ora vogliono correre ai ripari, ma è tardi e lo stanno facendo in maniera maldestra”. Non poteva mancare l’affondo contro il governo e contro la sua natura illiberale, confermando la sua presenza a Francoforte attraverso l’invito delle istituzioni culturali tedesche. Perchè sia chiaro: la resistenza non molla, ma i libri non si sponsorizzano da soli. E i soldi sono importanti per tutti, anche per chi crede di essere ad un passo dal processo di beatificazione e si permette di pontificare su tutto.

Un brutto spettacolo, anzi bruttissimo. Una figuraccia che la cultura italiana non merita. Non è troppo tardi per imboccare la strada del buonsenso, anche se tutti sembrano interessati ai rispettivi orti…

Franco Lodige, 31 maggio 2024

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