La musica sta per cambiare. Dal buonismo peloso alla tolleranza zero, Donald Trump ha le idee chiare sul dossier migranti. Il presidente eletto da tempo ha annunciato una stretta significativa, sottolineando di voler dichiarare un’emergenza nazionale e di utilizzare l’esercito per deportare milioni di migranti irregolari. Un’altra mossa del tycoon è l’abolizione del programma Temporary Protected Status (Tps), che offre protezione temporanea a circa un milione di immigrati provenienti da Paesi in guerra o colpiti da disastri naturali. Ma non solo: tra i progetti di Trump c’è anche uno schema che ricorda molto il piano Albania messo a punto da Giorgia Meloni.
Il nuovo border czar di Trump, Tom Homan, ha reso noto di essere vicino a trovare uno Stato disposto ad accogliere i migranti irregolari arrivati negli Stati Uniti. Un passaggio fondamentale nel progetto che il presidente eletto definisce “la più grande deportazione della storia”. L’idea del tycoon risale al 2019 e prevede il trasferimento di migranti irregolari in Paesi terzi, per il momento non sono stati resi noti i Paesi coinvolti nell’accordo ma recentemente s’è parlato di Turks e Caicos, Bahamas, Panama e Grenada come possibili destinazioni. S’è parlato anche dell’ipotesi Guatemala, con un funzionario che ha aperto alla possibilità.
Trump ha fatto della repressione dell’immigrazione illegale il cardine della sua campagna elettorale. Homan, ex agente di polizia e attuale capo dell’Immigration and Customs Enforcement durante il primo mandato di Trump, avrà un ruolo chiave in questo progetto. Come riporta il Daily Mail, sono tre le priorità del presidente eletto: proteggere i confini, lanciare la campagna di deportazione e dare la caccia a quelli che ha detto essere 300.000 bambini senza documenti scomparsi negli Stati Uniti.
“Tutto cambia il 20 gennaio”, ha detto Homan, anche se c’è molto lavoro da fare: “Abbiamo strutture limitate, ma faremo tutto il possibile con quello che abbiamo. Spero che il Congresso agisca rapidamente su un budget”. Una cifra ritenuta una buona base di partenza è quella di 86 miliardi di dollari: “Diciamo che qualcuno è illegale. Diciamo che è un criminale. È condannato per omicidio, originario di El Salvador. Non posso metterlo su un aereo il primo giorno. Devi trattenerlo abbastanza a lungo per ottenere i documenti di viaggio, i diritti di atterraggio. El Salvador deve ammettere che è il loro paese. Ci vogliono da qualche giorno a qualche settimana. Quindi ho bisogno di letti”.
Homan in una recente intervista ha annunciato che i militari non rastrelleranno e arresteranno illegalmente gli immigrati nel paese e che l’ICE (Immigration and Customs Enforcement) si muoverà per attuare i piani di Trump in “maniera umana”: “Sarà un’operazione ben mirata e pianificata condotta dagli uomini dell’ICE. Gli uomini e le donne dell’ICE lo fanno quotidianamente. Sono bravi in questo. Quando andremo là fuori, sapremo chi stiamo cercando. Molto probabilmente sappiamo dove saranno e tutto sarà fatto in modo umano”.
Insomma, l’amministrazione Trump agirà su più livelli. Ma l’aspetto più interessante riguarda il trasferimento degli illegali in un Paese terzo, un po’ sulla scia del progetto del governo italiano di trasportare i migranti in Albania, un piano ostacolato dalla sinistra e dalla magistratura ma apprezzato da diversi Paesi europei, tanto da spingere diversi leader ad avviare interlocuzioni per replicare il sistema. Già in precedenza ci aveva provato la Gran Bretagna con il Ruanda, ma anche in quel caso non si è arrivati a concretizzare. Ora Trump è pronto a imprimere una svolta. Finalmente…
Franco Lodige, 7 gennaio 2025
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