Un premier che si rivolge ai cittadini come fossero servi della gleba

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Ho 55 anni, sono cresciuto nel piombo, nell'”uragano di fuoco incrociato” delle bombe e delle mitragliette, negli anni formidabili secondo Capanna, nell’emergenza e nella paura ma non avevo mai visto una scena così; non credevo neppure fosse possibile, una scena così: un premier per disgrazia ricevuta che si rivolge ai cittadini come fossero servi della gleba, con un misto di paternalismo aggressivo che sbraca nello stato etico. Da paranoico megalomane. Ma non c’è solo la incredibile, inaccettabile, e però accettata (dal Colle, in primis) indifferenza per le libertà personali “inviolabili” a termini di Costituzione e però violate, stuprate per decreto personale.

C’è anche una fumosità perversa nel fumo della Fase 2 che spalanca interrogativi grandi come pandemie. Che vuol dire che “i party sono proibiti”? Qual è il confine tra un the, una cena e una festicciola familiare? L’interpretazione è del tutto soggettiva, inevitabilmente, ovvero come ti muovi sbagli, e maschera l’invito alla delazione di stampo comunista: se vedete che i vicini di pianerottolo si ritrovano, segnalateli: poi si vedrà, si distinguerà, si confronterà il dna, però intanto il controllo di polizia affidato ai volonterosi carnefici è assicurato. E che significa attività sportiva, in sostanza ginnastica, ma non sport vero e proprio? Corricchiare da soli sì, in due, benché distanziati, manco per niente? Dove sta la differenza tra una partitella e una sgambata? Nella palla di gomma? E quanto agli affetti familiari? Fino a che grado di consanguineità? I fidanzati storici, i conviventi, le famiglie di fatto come vanno considerate nella fluidità complicata dei rapporti contemporanei? E il trombamico, è ammissibile o passibile di castrazione sul posto? Per avere un po’ di legittima intimità, toccherà bombarsi la granny? I funerali? Con 15 persone, parametro esoterico simile a quelli della UE. Portare il povero cane a fare una corsa nel prato dopo due mesi di compressione, sarà una premura umana o un assassinio? A proposito, vale da salvacondotto avere accoppato qualcuno, come le decine di boss all’ergastolo puntualmente scarcerati?

La Fase 2 non esiste, però è gravida di proibizioni, veti, moniti, spettri totalitari; per molti, ma non per tutti: basta, in caso, opporre l’autocertificazione Anpi, come si è visto il 25 aprile e come si vedrà il primo maggio? Lo stato etico parte dei templi e arriva al foro interno, alla coscienza, all’anima: Tarquinio s’è desto, ma non è una cosa seria; anche la Cei s’è desta, ma con l’aria di dire: senti caro Conte, noi ti blindiamo, dal nostro capo in giù ma tu non ci puoi trattare così, almeno la faccia devi lasciarcela salvare. Conte ha capito, ha promesso “un protocollo”. Protocolli per pregare. Ma come mai le numerose comunità islamiche, che usano riunirsi in moschee più o meno regolari, non protestano? È semplice, perché l’uomo chiamato decreto li lascia nel limbo del possibile, non li nomina mai, accenna genericissimamente alla persistente proibizione “di messe ed altre funzioni religiose”.

Andare al bar, concesso: ma “nessuno pensi” aggiunge Conte con volgarità da tirannello dopato di potere “di poter fare quello che vuole”, per esempio consumare davanti a un esercizio di ristorazione: deve girare al largo con la scodella. Al largo quanto? E perché le palestre, per dire, o i parrucchieri debbono aspettare fino a giugno e invece nei musei si potrà infilarsi dal 18 maggio? Per tener buono Franceschini, che sta orchestrando l’ennesima fronda? Siamo oltre la neolingua (quella di Conte è roba da controfigura del conte Mascetti) e oltre lo stato etico, siamo allo stato psichico: è vietato tutto quello che è considerato vietato da Conte, il quale potrà cambiare idea come cambia autocertificazione. Arroganza da caudillo, ambiguità da mandarino.

Il turismo, primario settore economico nazionale? Gli alberghi, le strutture ricettive? La morìa di piccole e medie imprese? Le scuole? I ragazzini né là né da nessuna parte? Un po’ di pazienza, ci pensa lui, vedrà, saprà, concepirà il protocollo. I protocolli, fa, disgraziéto maledétto. La filiera produttiva? A tocchi e bocconi, nel più puro surrealismo. Quanto agli esercizi al dettaglio, la confusione è enorme sotto il cielo: hanno autorizzato per prime le librerie, ma non – per esempio – i negozi di dischi, come a stabilire una odiosa gerarchia culturale, tipica dei regimi autoritari.

Considerato che le librerie si sono immediatamente adornate di cartonati col ciuffo di Burioni che proponeva il suo instant-book sul Coronavirus (chi non lo compra è infetto), forse ci voleva un live aid dei virologi popstar: tutti in coro, Burioni, Lopalco, Ricciardi, Capua, Gismondo, Galli, Rezza, Pregliasco eccetera (democraticamente scartati Tarro, e Montagnier): una compilation: “Chi non vaccina non fa l’amore”; “Bella Ciao” (vax remix); “Vaccino spericolato”; “I migliori anni del nostro vaccino”; “Gira che ti rigira vaccino bello”; “Il vaccino in una stanza”; “Tu vuò fa ‘o vaccinaro”; “Il mio vaccino libero”; “Viva il vaccino”; “Vaccino al cioccolato (dolce un po’ salato)”; “Vaccinescion”; “Vaccino di gravita permanente”; “Con te vaccinerò”; “Il vaccino cannone”; “Meraviglioso vaccino”; “Vaccino grande”; “I vaccini di marzo”; “Extravaccino (portami via)”; “Per un vaccino in più”; “Un vaccino nel cuore”. Guest star Giuseppe Conte: “Quando un paese è libero, ma libero veramente, obbedisce felice perché non capisce più niente”. I proventi saranno devoluti alle multinazionali farmaceutiche.

Max Del Papa, 27 aprile 2020

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