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La crisi economica

Un sondaggio rivela: qual è il futuro del lavoro

Dopo due anni di pandemia e tre mesi di guerra, i lavoratori vivono instabilità

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di Andrea Gebbia, Ehrendingen (Svizzera)

Dopo più di due anni di pandemia di Covid-19 e oltre tre mesi di guerra in Ucraina, i lavoratori dipendenti si trovano in una situazione di difficoltà e instabilità che ormai coinvolge tutto il mondo.
Come riportato da alcuni siti di notizie e giornali svizzeri come per esempio il Blick.ch e l’Aargauer Zeitung, la Società di consulenza PwC (PricewaterhouseCoopers) ha svolto un interessante sondaggio su 52.000 lavoratori dipendenti in 44 Paesi, inclusa la Svizzera, i cui risultati sono stati presentati a margine del World Economic Forum a Davos qualche giorno fa.

Il sondaggio in Svizzera

Gli esiti del sondaggio in Svizzera riguardo all’home office (come si chiama qui quello che in Italia viene detto “smart working“) si scostano leggermente dal risultato globale, ma ne confermano sostanzialmente il contenuto principale. La maggioranza dei lavoratori si augura ovviamente una combinazione di lavoro in ufficio e in remoto. Quasi un quinto degli intervistati vorrebbe lavorare sempre in remoto.

Andreas Staubli, capo della PwC svizzera, annuncia che il futuro del lavoro è ibrido (ufficio e remoto), anche se effettivamente il lavoro fuori dall’ufficio in Svizzera viene praticato e tollerato meno che all’estero.

Staubli ribadisce la necessità di un cambio di cultura da parte dei datori di lavoro per mantenere una Compagnia attrattiva per le nuove generazioni.

Il futuro del lavoro

La possibilità di lavorare da remoto è pero’ solo uno dei fattori che contribuiscono alla soddisfazione dei lavoratori dipendenti. L’elemento più importante per i dipendenti in Svizzera, come nel resto del mondo, è il poter essere completamente se stessi sul posto di lavoro. Altrettanto centrali sono la possibilità di svolgere una attività che dia soddisfazione personale e il poter soddisfare le richieste della posizione occupata.

Fondamentalmente i lavoratori in Svizzera sono maggiormente insoddisfatti rispetto al campione di intervistati globale. Solo il 50% dichiara di essere contento con l’occupazione attuale, nel mondo è il 57%.

Questo perché, secondo Staubli, in Svizzera le persone sono generalmente critiche e specialmente critiche con il loro datore di lavoro. Tale prerogativa elvetica non è necessariamente uno svantaggio, anzi, questa criticità aiuta i datori di lavoro a migliorare le loro Società e le condizioni generali di impiego.

Circa il 20% dei lavoratori intervistati da PwC in Svizzera vorrebbero cambiare lavoro nei prossimi dodici mesi; questa è una percentuale molto alta, come conferma anche Staubli. Malgrado le giustificazioni che il lavoro debba avere un senso, la causa principale della volontà di cambiare resta sempre la ricerca di uno stipendio più equo.

Tanti licenziamenti, poca manodopera

I datori di lavoro dovrebbero offrire di più, molto di più! Le Società dovrebbero considerare i nuovi bisogni dei lavoratori, specialmente cambiati dopo la pandemia di Covid-19, e integrarli nelle loro strategie di assunzione. Il sondaggio mostra che una ondata di licenziamenti, come attualmente in atto nei paesi anglosassoni, potrebbe toccare anche la Svizzera.

La mancanza di manodopera è però un fenomeno non solo svizzero, ma ormai mondiale. Una importante ricetta contro questo problema è il cosiddetto “Upskilling”, cioè lo sviluppo, il perfezionamento e la continua formazione dei lavoratori. Altra soluzione è l’assunzione di lavoratori esteri, cosa che nella Confederazione Elvetica funziona molto diffusamente, grazie agli stipendi molto attrattivi e alle condizioni generali decisamente appetibili.

Riguardo alla diversità e pluralità nel lavoro la Svizzera ha ancora da imparare.

Il solo riuscire a mantenere le donne all’interno del mondo del lavoro, senza “perderle” dopo la costruzione di una famiglia, sarebbe già un grande passo avanti, come dichiara ancora Staubli.
Gli stipendi femminili, poi, sono purtroppo generalmente inferiori rispetto a quelli dei colleghi maschi.
Ogni datore di lavoro dovrebbe, secondo il capo della PwC svizzera, promuovere una uguaglianza di possibilità e di stipendio, perchéil talento non dipende dall’età, dal genere, dalla nazionalità, dalla disabilità, dall’orientamento sessuale o da altre caratteristiche.