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Un Tg1 grillizzato in salsa Pd

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Paghereste per essere ogni giorno vilipesi, insultati, sputacchiati ridicolizzati? Oppure immaginate se foste obbligati, pena sanzioni pesanti, a comprare ogni giorno il Fatto quotidiano e magari pure a leggerlo? Se le due ipotesi vi fanno orrore e vi sembrano lontane, siete degli illusi: è quello che tocca agli italiani che non hanno ammassato il cervello negli slum giallorossi, visto che la Rai la paghiamo tutti con il canone. E il confronto con il Fatto Quotidiano è calzante se guardiamo, turandoci potentemente il naso, il Tg1, cioè l’organo di informazione pubblica più seguito dagli italiani, trasformato in un cinegiornale di regime, a metà tra il venezuelano e il rumeno, con vaghi tocchi bielorussi.

Il Tg1 è sempre stato governativo da quando i partiti negli anni Settanta si spartirono la Rai – il gioco di parole è voluto. E tuttavia ebbe direttori di grande rilievo che lo mantenere in una sua dignità, pur nella missione di rispettare l’editore di riferimento, per dirla con Bruno Vespa che lo diresse: la Dc nella prima Repubblica, a fasi alterne Forza Italia e Pds nella Seconda. Anche nei momenti della direzione Gad Lerner e Gianni Riotta, per dire, il Tg1 non si trasformò in un organo del regimetto di sinistra come invece è ora.

Non bisogna pensare che i giornalisti che vi lavorano siano dei convinti militanti di sinistra; il Tg1 non è il Tg3 o Rai news 24. Il corpaccione di quel Tg è costituito da gente che, nella seconda repubblica, si è barcamenata con l’alternanza, saltando sul carro del probabile vincitore giusto in tempo: per cui la massa si muoveva verso il Pds o comunque la sinistra verso la fine dei governi Berlusconi e viceversa verso Forza Italia negli ultimi mesi del governo della sinistra.

Con la Terza Repubblica tutto si è confuso e il giornalista del Tg1 Rai ha dovuto cercare una  scialuppa a cui aggrapparsi venute meno le certezze sia pure alternanti dell’alternanza; e questa scialuppa sono i 5 stelle, il partito del Nulla, a cui puoi aderire pur non avendo alcuna idea politica definita, anzi se è cosi è meglio. E soprattutto partito trasformista per eccellenza, capace di governare prima con la destra, la Lega, poi con la sinistra, senza colpo ferire. E chi dice che un domani non torni con la destra? Una specie di Mastellismo ma con maggiori consensi e più cool perché spacciato come “anti sistema” e “rivoluzionario”, mentre il povero Mastella solo la pagnotta voleva portare a casa.

Così ecco che il Tg1 si è completamento grillizzato, Ma essendo il grillismo appunto il nulla, esso è stato riempito dalla ideologia di sinistra e del Pd; quindi immigrazinismo, gretinismo, socialismo straccione, dirittismo, lgbitismo, cattolicesimo bersagliano,  il tutto fatto trangugiare allo spettatore con massiccia dosi di notizie distorte, manipolate, presentate a metà. Sulla politica estera peggio mi sento: eurismo da pezzenti, sogno europeo ovunque, e dalli all’America e a Trump, con Beppe Severgnini sempre presente: quello che in Italia si spaccia per esperto degli Usa e negli Usa per esperto dell’Italia non essendolo né degli uni né dell’altra.

Il peggio però il Tg1 l’ha toccato con la pandemia. Dagli ascolti incerti e dalla linea fluttuante fino a febbraio, con il Covid si è trasformato nella vera Agenzia Stefani del governo Conte: prima con un’isterica campagna dello stiamo a casa, del divieto di uscire, con Conte salvatore in tutte le salse, oggi invece terroristico propalatore di scenari di morte, quando il numero di persone ricoverate è molto basso, con notizie risibili sulla diffusione del virus  (un giorno ho sentito un servizio che ipotizzava la trasmissione a tre metri di distanza) con le intervista a tutto campo ai Ricciardi e ai Crisanti, i Robespierre della rivoluzione covidista, con il dagli ai critici o semplicemente agli scettici definiti negazionismi

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