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Una canzone che sembra scritta per Conte

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Sembra scritta oggi per il nostro Premier, ma è del 1987 e la cantava a Sanremo Umberto Marzotto – allora proveniente da una famiglia troppo ingombrante per essere “contato” mentre da anni il “conte” Marzotto pubblica per Sony Stati Uniti, ha inciso un disco sugli Indiani d’America ma trascorrendo con loro tre anni della sua vita; ha cantato il mare ma facendo da solo tre transoceaniche. Vivere prima di esprimersi. Un esempio che dovrebbero seguire in molti al posto di “contificare” (un neologismo che ho inventato adesso): parlare non per convincere gli altri ma per convincere se stessi.

Comunque…Il testo faceva così:

“Conta chi canta,
e pure un Conte vuol cantare,
e se non conti
canta per contare.
Conta chi canta,
pure un Conte vuol cantare,
e se non conti
canta per contare.

Nasce una canzone
e tutti ne hanno una,
una canzone da cantare
sotto la luna.
Viene così dal niente,
un attimo e ce l’hai in mente,
e se non la canti
come sempre poi scompare.”

Ed è questo il destino del nostro Giuseppe Conte, uno che difendono perché sostenuto dal “popolo dei sondaggi”: avete mai ricevuto una chiamata da un sondaggista politico? Da qualcuno che non volesse farvi cambiare telefono?

Se esiste si faccia avanti…

Conte “canta per contare”: è riuscito a fare ciò che Mussolini non è riuscito a realizzare: chiuderci agli arresti domiciliari con i famosi Decreti Ministeriali (Dpm) che spesso nemmeno i “congiunti” comprendevano. Poi pressato dalla Ue ha dato il liberi: tutti al mare, tutti al mare. Ha persino riaperto le discoteche (ma “senza permesso di ballare”). Conte è stato una trottola: passando da un’inaugurazione all’altra da una commemorazione all’altra, da Genova ad Amatrice, dal Festival dell’Unità alle dirette Facebook.

L’arma vincente di Conte è che non si capisce da che pianeta arriva. Non gli si può dare una casacca. Non si può capire da chi sia manovrato. Non si può capire da che parte stia. Conte è ciò che meritiamo: un Don Circostanza solo apparentemente innocuo.

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