Politica

Una guerra tra pezzi dello Stato: cosa c’è dietro il caso dossier

Il colloquio in Paradiso tra l’ex Presidente della Repubblica, Berlusconi e Andreotti. Si parla del caso Striano

© Marco_Piunti e Billion Photos tramite Canva.com

Neanche nella pace celeste del Paradiso Berlusconi si capacita dello stalking giudiziario subito in Terra. E per distrarsi, da consumato chansonnier, si diletta a intonare insieme a Saint Yves Hélory, il santo francese patrono della Bretagna e degli avvocati, «chi fa la spia non è figlio di Maria, non è figlio di Gesù…». Ma ora né il canto né le chiacchiere con il suo fedelissimo Nicolò Ghedini, giunto anch’egli in Paradiso, riescono a rasserenarlo. «Dopo che hanno fatto diventare la mia Arcore e le Olgettine un volgare “cimiciaio”, adesso spunta questo tipo Striano che ha sbarrato a me e alla cara Elisabetta Casellati la via del Quirinale girando insensati pettegolezzi ai giornali comunisti».

«Famolo Striano, allora» interviene ridacchiando Andreotti in versione Verdone che gli ricorda: «Caro Silvio senza quella via crucis qui non ci arrivavi così in fretta. E poi non te la prendere con questo omino Striano: è manovrato e protetto». «Ve la racconto io la storia di questo Striano, in servizio permanente effettivo dei potenti di turno» irrompe nella conversazione Cossiga, mettendo in stand-by il suo collegamento a Starlink. «Non mi sembra una riflessione consona a un capo di Stato» ammonisce, severo, Alcide De Gasperi con indosso il suo lungo pastrano. «Conosco bene i vizi e le virtù di tutti gli spioni, italiani e non, e resto sempre un brigadiere ad honorem dell’Arma» tuona il Picconatore. «Basta con questa storia, ci hai fatto impazzire tra alamari e bandiere» – afferma il Divo – «il Comando generale è zeppo di foto con le tue cerimonie».

«Veramente nel ’91 ho persino nominato appuntato dei corazzieri l’allora principe Carlo d’Inghilterra, oggi re». Fanfani – arrivato, come al solito, con il suo turbotriciclo – non si lascia scappare l’occasione per ironizzare: «Un Carabiniere all’altezza!». Per poi aggiungere, serio: «Ma che c’entrano i Carabinieri con questo Striano che è un modesto finanziere distaccato all’Antimafia?». Cossiga: «Ricorda che sono stato sottosegretario alla Difesa ai tempi di Gladio e anche qui ho chi mi informa». Fanfani: «Non ricominciamo con Gladio e Andy Capp, il tuo nome in codice da radioamatore. Fammi capire di più». Cossiga: «Ebbene, quel galantuomo liberale di Crosetto, che ha voluto mio figlio come suo successore all’Aiad, leggendo gli “infiocchettati” articoli relativi alle sue legittime consulenze sul giornale del noto De Benedetti, giustamente, sporge denuncia ai Carabinieri per capire da dove venissero fuori informazioni così riservate».

«E dov’è la notizia?», chiede Berlusconi. Cossiga: «Aspetta, Silvio, qui non siamo a Rischiatutto, quanto piuttosto a I fatti vostri. I Carabinieri iniziano la loro indagine e, visto il contenuto degli articoli, vanno ad interrogare il cervellone dell’Inps». Berlusconi: «Ma chi controlla i vari Striano?». E Cossiga: «Aspetta, a un certo punto succede un fatto clamoroso. I Carabinieri, investigando all’Inps a seguito della denuncia di Guido Crosetto, scoprono le molte intrusioni di questo Pasquale Striano, parcheggiato all’Antimafia ma rimasto in forza alla Finanza, e non solo sul ministro della Difesa». «Ho capito – interviene con un lampo Andreotti – la solita guerra tra corpi dello Stato. Alla fine, i Carabinieri vengono esautorati e la Guardia di Finanza si riappropria dell’indagine perché i panni sporchi si lavano in casa. E così l’inchiesta va avanti per mesi senza che nessuno parli più di questo Striano».

«Sei sempre la solita volpe», sentenzia Bettino Craxi, rimasto in silenzio e alla continua ricerca di Giuseppe Garibaldi, suo mito, che ancora non vuole parlare con nessun italiano, pentito com’è di aver favorito l’Unità d’Italia. Berlusconi: «Consentitemi…ma qui senza l’aiuto del mio angelo custode Gianni Letta non ci capisco molto». «Silvio, tu parlavi contro il teatrino della politica, ma del potere vero te unn’hai mai àpito nulla», risponde Amintore Fanfani. A quel punto Cossiga, riparte con gli amarcord: «Il primo che mi spiegò come funziona il sistema è stato un superpoliziotto degli anni ’70, Federico Umberto D’Amato. Quando qualcuno vicino ai presidenti del Consiglio o a qualche ministro voleva sapere qualcosa su un avversario andava da lui che, tra pedinamenti e captazioni, gli portava qualche risultato. I famosi dossier che arrivavano dentro una busta quadrata arancione. Da allora, non è cambiato nulla: i potenti di turno sono sempre dei grandi curiosi, soprattutto se neofiti, non come noi, vecchi arnesi».

«È cambiato che corna o sesso non fregano più nulla a nessuno, ora bisogna seguire i soldi», puntualizza Andreotti. «Quei miei innocui regalini a tante ragazze in difficoltà… – si giustifica il Cav, colpito nel vivo – Ma perché scelgono Striano?». «Ovvio Watson! È fedele ai suoi capi. Inoltre è bravo ad entrare nei sistemi», precisa il Picconatore. «E allora?» insiste Berlusconi. «Proprio perché ha queste “qualità”, lo distaccano alla Procura Antimafia; lì nessuno lo può disturbare nelle ricerche e, soprattutto, l’accesso alle banche dati di carattere bancario è consultabile senza passare per i mille controlli e autorizzazioni che la Valutaria, al contrario, impone al suo interno» ribatte Cossiga. «Vuoi dire – puntualizza Fanfani – che il sistema Striano è stato creato da qualche pezzo da novanta della sicurezza per metterlo al servizio dei potenti di turno per ingraziarseli e fare carriera?».

Berlusconi persevera: «Ma perché proprio alla procura Antimafia?». «Il palazzotto di via Giulia è riservato, un simulacro dove si fa un prezioso coordinamento, ma non le indagini, che sono esclusivo compito delle Procure – gli spiega Cossiga – All’Antimafia arrivano milioni di dati che nessuno riesce più a controllare: le banche dati utilizzate, Giano, Serpico, Sister, SOS, etc. etc. immagazzinano ogni movimento. Quello che ha fatto Striano era impossibile da fare nei comandi centrali o periferici della Guardia di Finanza dei Carabinieri o della Polizia, perché i controlli sono, grazie a Dio, ferrei. Come si dice in gergo “focus point”.

All’Antimafia aveva invece un solo referente, Antonio Laudati, il quale probabilmente si voleva togliere anche qualche sassolino dalla scarpa». Conclude Cossiga. «Chi sta nel palazzo, aggiunge Craxi, non resiste a sapere cosa c’è dietro l’angolo e c’è sempre uno Striano qualunque che fa il gioco sporco. Lui, però, si è pure allargato, lavorando in proprio e, forse, godendo di quello che spifferava ai giornali amici». «Negli anni ‘70, quando scoppiò l’affaire Giannettini, io addirittura proposi di chiudere i servizi per due anni e rifondarli», ricorda Andreotti. «Rammento bene, caro Giulio, eri inferocito – dice divertito Cossiga – Perché quando sei tornato alla Difesa hai scoperto che i fascicoli del Sifar, che dovevano essere bruciati, erano invece ancora tutti lì. Chissà se fra qualche anno anche gli oltre 33mila accessi di Striano saranno sempre lì».

«L’intelligenza artificiale ne farà una straordinaria macchina di ricatti, una nuova ‘Mani Pulite 2.0’, conclude laconico Fanfani proprio quando San Pietro, adirato, intima a tutti di tornare a cantare i canti penitenziali quaresimali, aggiungendo: «A voi italiani dovrò separarvi! E tu, sant’Yves, smettila di dare spago al signor Berlusconi, altrimenti finirà per non darsi pace nemmeno qui». Fiat lux.

Luigi Bisignani per Il Tempo 17 marzo 2024

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