Premessa a scanso di equivoci. Da ultra-garantisti quali siamo, non faremo mai una critica giuridica a chi, nel corso di queste ore, è al centro dell’inchiesta sul Covid nella Bergamasca, avviata dalla Procura nell’aprile 2020 e conclusasi pochissimi giorni fa. Anzi, potremmo tranquillamente dire – come già ribadito su questo sito – che è l’inchiesta politica ad essere più importante rispetto a quella giudiziaria. Ovvero aspetti che – proprio per omissioni dell’esecutivo, allora il governo Conte II – hanno mostrato un Paese totalmente disorganizzato, smarrito, che navigava a vista, alla faccia del celeberrimo “siamo prontissimi”, che Conte pronunciò a fine gennaio 2020 dagli studi televisivi di Lilli Gruber.
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Piano pandemico aggiornato l’ultima volta nel 2006, strenua applicazione di un “modello cinese” in forte contrasto con le libertà individuali, utilizzo di una comunicazione molte volte cacofonica. Sono numerose le critiche che, da un punto di vista politico, possono essere rivolte al duo Conte-Speranza. A ciò, però, si è aggiunto un altro pezzo da novanta in queste ultime ore. Secondo la relazione della Guardia di Finanza di Bergamo, infatti, emerge che “il ministero della Salute aveva un’errata mappatura dei posti letto, compresi quelli in terapia intensiva”. Anzi, secondo la dottoressa Flavia Petrini, dell’Università di Chieti e a stretto contatto con Brusaferro, la mappatura di Terapia Intensiva conteneva sia Unità non esistenti in alcuni istituti di cura, che “posti letto in numero diverso sulle Unità rilevate”.
Insomma, un altro tassello decisivo che rispolvera la domanda regina: il governo sapeva ed era preparato per qualsiasi evenienza, non solo pandemica e quindi più grave, ma più generalmente sanitaria? Secondo Crisanti, già dal 12 febbraio 2020, cioè otto giorni prima del Paziente 1, i componenti della task force del ministero della Salute e del Cts conoscevano “la situazione di vulnerabilità in cui si trovava l’Italia di fronte alla pandemia di Covid-19″. Si decise però di secretare il piano per non creare allarme nell’opinione pubblica (poi puntualmente sfociato con le immagini di italiani che hanno assalito supermercati e treni in direzione Sud).
Una impreparazione esecutiva evidenziata anche da numerosi esperti in ambito sanitario. Per Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici di Como, ci sono state “criticità oggettive pagate dai malati”, ed anche per Remuzzi “la sanità non era pronta”, specificando però – sulle colonne di Avvenire – che “non è trovando il colpevole o i colpevoli che si rende giustizia alle vittime, ma evitando che quello che è successo possa ripetersi. Oggi – sentenzia – si ripeterebbe”.
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