Era nata con la colomba pasquale, intorno al 25 aprile, non ha mangiato il panettone. Che mestizia la fine della “chat antifà” di Massimo Giannini, uno che inanella trionfali dèbacle. Costruita per fare opposizione alla tirannide meloniana, si è sfaldata dall’interno, in modo leninista, e oggi Minimo Giannifà esce da se stesso, abbandona, se ne va a bordo della Vespetta full electric prodotta in Cina ma dal padrone Elkann.
Finale triste da film triste. No, a pensarci bene finale ridicolo, da chat comica, da epilogo di Stanlio e Ollio, tipo quello su Crick e Crock spazzacamini, che combinavano ogni genere di disastri fino a quello definitivo, scimmiesco. Ma non vorremmo sembrare troppo snob, stiamo citando situazioni culturali forse troppo alte, inaccessibili per una chat di spocchiosi vagamente burini impegnati a scannarsi fra di loro: è noto che la sinistra full electric woke antifà antipatriarcà legge poco e vede ancora meno, giusto, che so, le liriche di Tony Effe, che per il compagno Jovanotti “è come Mozart”, e i cortometraggi de Franciàsca Archibbuggi, feat. Mattarella. Fine, the end, la chat su whatzappa che doveva difendere la democrazia finisce in vacca, affoga desolatamente nel salotto degli scazzi.
Che poi non era per niente una chat democratica, era una chat cinese, con dentro i cinesissimi D’Alema, Prodi, insomma, dai, serviva a fare un po’ di lobby con la scusa del presidio democratico. Finché non sono entrati quei due elefantini nella cristalleria di David Parenzo e Rula “Lula” Jebreal, e son cominciate a volare schegge di swarovski. Due che se non trovano qualcuno da provocare appena si alzano la mattina, si mettono davanti allo specchio e litigano da soli. Tutti e due che se la tirano, quindi la Gaza al caviale, la tempesta perfetta di insulti, rampogne, un lampo, un bagliore e non si parla più di Meloni boja ma di Bibi, non del reggime razzista ma di Gaza, non dell’autoritarismo nostalgico ma di chi è più stragista fra Israele e Hamas.
Così abbandonano uno dopo l’altro, vagamente afflitti dagli gnegnegne senza tregua, dalle scemenze circolari, a riprova che questi non fingono, sono proprio così, anche fuori dalle radio, dai talk show. E alla fine ne rimase uno solo: MinimoGiannnini. E alla fine se ne andò anche lui, lasciandosi la baracca in fiamme, in una mestizia di note gocciolanti di pianoforte. Forse l’errore è stato di metodo: troppi compagni e basta, dovevano imbarcare anche l’ala più radicale, più estrema, quella di Forza Italia, partito liberale che rimpiange la tassazione punitiva, le multe repressive ai novax (che non erano per niente novax, rifiutavano se mai la terza dose, avendo sperimentato che le prime due non erano servite se non all’ego e agli affari dei virologi in carriera). E va beh, che sarà mai. I partigiani social sono andati a dar via i chat, ma torneranno ancora: senza un gruppo in cui litigare, loro non sanno stare.
La cosa patetica, ridicola, è che non se ne rendono conto: una persona normale, cioè non di sinistra, si vergognerebbe da non uscir più di casa dopo certi rosari di fallimenti. Loro se ne corroborano, sempre impettiti, orgogliosi, soddisfatti di sé. E che gli vuoi dire? Sono così, so’ ragazzi, ragazzi de sinistra. Giocano, giocano sempre, non fanno niente di serio, di utile, di duraturo, di valido, giocano, falliscono, incassano. “Una mattina, mi son svegliato, oh bella chat, bella chat, bella chat chat chat, una mattina, mi son svegliato, e la chat non c’era più”. Ah fanatici. Gli sfigolatori di Massi: erano 800 (altro che le migliaia millantate), eran vecchi e cadenti, e son finiti nei venti. Il campo stretto, e si sono stritolati, dopo avercele stritolate. Karma kamaleon. “L’idea iniziale era irrimediabilmente perduta”. Perché, c’era un’idea? “Amiche e amici, con grande dispiacere e rammarico, vi informo che dopo quest’ultimo messaggio, lascio questa chat. L’idea che l’aveva fatta nascere era un’altra, ma constato che nel tempo si è irrimediabilmente perduta, sicuramente anche per responsabilità di chi l’aveva lanciata. Ma per quanto mi riguarda, mi fermo qui. Auguro a tutti il meglio, per oggi e per l’anno nuovo e per sempre”.
Che patè d’animo, il Giannino, al netto delle virgole ad minchiam (ma questi sanno scrivere?). Sembra di tornare al 1970 coi Dik Dik, Donatello: “Sì, io mi fermo qui, qui, dove vivi tu”. Ed è improbabile si rivolga a Rula. “Come un sasso che l’acqua tira giù (…), la mia libertà non la voglio più…”. Ma pazienza, torneranno ancora, più agguerriti e ridicoli che mai. A proposito. Il lato B del 45 giri di “Io mi fermo qui” si chiamava “Restare bambino”. Una coincidenza? Io non kredo!!!
Max Del Papa, 21 dicembre 2024
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