Politica

Una Todde non fa primavera

La vittoria di misura in Sardegna ha galvanizzato il “campo largo”. Ma il motivo sono i demeriti della gestione targata centrodestra

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L’insperata vittoria ottenuta in Sardegna continua ad alimentare i sogni di gloria del centrosinistra. Dopo un susseguirsi di batoste elettorali senza precedenti, l’exploit di Alessandra Todde restituisce nuove speranze e aspettative ai partiti di opposizione, desiderosi di bissare il risultato raggiunto in terra sarda e ripetersi nei prossimi appuntamenti regionali in Abruzzo, Basilicata e Piemonte. Romantico sì, certo, ma alt, fermi tutti, stop alle false illusioni e risintonizzarsi sulle crude frequenze del mondo reale, please.

Per chi non lo avesse ancora compreso, l’esito della tornata elettorale sarda è figlio dei demeriti del centrodestra più che dei meriti del centrosinistra. La scelta del candidato sbagliato (Paolo Truzzu) è infatti pesata come un macigno sul risultato finale della partita. Le frizioni tra i partiti di governo (principalmente FdI e Lega) e la scarsa compattezza mostrata da questi agli occhi dell’elettorato hanno fatto il resto, regalando di fatto alle opposizioni un successo del tutto inatteso alla vigilia.

Se il cosiddetto “campo largo” governerà la Sardegna per i prossimi cinque anni, è dunque per via dei tanti, troppi errori commessi dai leader politici del centrodestra, a cominciare da Giorgia Meloni, la quale, facendosi ingolosire dall’idea di piazzare un suo uomo nello scranno più alto della Giunta Regionale sarda, ha di fatto perso di vista il reale obiettivo: vincere le elezioni e imporsi sugli avversari, più che sugli alleati. Un abbaglio di cui il Presidente del Consiglio dovrà far tesoro nelle settimane a venire, al fine di scongiurare il rischio che quanto accaduto in Sardegna possa presto ripetersi anche altrove. Perché una cosa è certa: se il centrodestra si presenta compatto con un candidato forte condiviso dall’intera coalizione vince le elezioni, in caso contrario, finisce puntualmente col consegnare città o regioni nelle mani del centrosinistra. E sarà così anche in Abruzzo, Basilicata e Piemonte.

Spetterà pertanto ai leader dei partiti di governo l’ingrato compito di “dare le carte” e decidere se far pendere l’ago della bilancia a destra oppure a sinistra. Le opposizioni potranno al massimo stare vigili alla finestra e trarre beneficio dalle pecche altrui. Il “campo largo” prenda pure coscienza della realtà, senza farsi incantare troppo dalle sirene sarde e illudersi di poter trovare lo stesso favorevole vento di maestrale anche altrove. Una Todde non fa primavera.

Salvatore Di Bartolo, 2 marzo 2024

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