La crescente tensione tra Armenia e Azerbaijan che ha portato negli ultimi giorni a un vero e proprio conflitto, ha in realtà radici lontane. Il territorio conteso del Nagorno Karabakh (Artsakh per gli armeni), sebbene si trovi formalmente all’interno dei confini azeri, è in realtà abitato a stragrande maggioranza dagli armeni che hanno autoproclamato nel 2017 una repubblica indipendente.
Le origini del conflitto, sebbene siano deflagrate già nel 1994, dopo che con la dissoluzione dell’URSS il Nagorno Karabakh era stato assegnato all’Azerbaijan e non all’Armenia, ha in realtà una genesi molto più antica essendo un territorio da secoli armeno.
Minaccia turca
L’Armenia è la prima nazione al mondo ad aver adottato la cristianità come religione di stato ed è abitata da un popolo molto credente ma il cristianesimo armeno non va confuso con gli ortodossi (come i loro vicini georgiani). Il cristianesimo armeno è tra i riti più antichi al mondo e gli armeni hanno un loro papa, il Catholicos. Di contro, l’Azerbaijan è una nazione musulmana. Anche se il fattore etnico e religioso gioca un ruolo importante nella rivalità tra le due nazioni, il conflitto scoppiato negli ultimi giorni va letto in una chiave economica e geopolitica. Dietro gli interessi azeri c’è la Turchia – storico nemico degli armeni (ancora oggi non riconosce e nega il genocidio) – e le mire di espansionismo neoottomano di Erdogan con i suoi interessi per la cosiddetta “geopolitica del gas” legata al passaggio dei viadotti per la fornitura del gas all’Europa. Convitato di pietra è la Russia, storico partner armeno che per ora si è limitata a chiedere un cessate il fuoco.
Governo italiano incapace
In tutto ciò qual è il ruolo dell’Italia? Ad oggi l’Azerbaijan rappresenta un partner commerciale importante per il nostro paese perché è tra i principali fornitori di gas con un interesse commerciale quantificabile in 8 miliardi, mentre con l’Armenia c’è uno storico legame culturale (basti pensare all’isola di San Lazzaro a Venezia e alla figura di San Gregorio armeno) con una crescente presenza di nostre aziende nello stato caucasico.
Così, mentre il governo mantiene un posizionamento neutrale e non prende una posizione, la Francia ha assunto una linea precisa a favore dell’Armenia, sia a causa degli storici legami tra le due nazioni, sia in chiave antiturca. Come avvenuto con la Grecia e nel Mediterraneo, Macron ha capito che Erdogan rappresenta una minaccia per l’Europa e il presidente francese porta avanti una politica estera con una precisa visione che sembra mancare all’Italia.
Solo il governo italiano, incapace anche in questo caso di assumere una precisa posizione, sembra non aver capito il gioco a cui sta giocando Erdogan. In tal senso, servirebbe una grande alleanza cristiana tra l’Europa cattolica e latina rappresentata da Francia e Italia, la Grecia (e i balcani) ortodossi e la cristiana Armenia.