Politica

Un’analfabeta del realismo politico: Elly Schlein

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«Giorgia Meloni – ha detto la segretaria del Pd – ci lusinga quando dice che non la pensa come il Pd, perché noi non prendiamo in giro le persone e non faremmo accordi con i regimi come quello egiziano, che da anni sta coprendo gli assassini di Giulio Regeni». Se ho capito bene, non si dialoga con un dittatore che ha sequestrato e barbaramente ucciso un italiano, ma no problem se si commercia con altri che massacrano gli oppositori, reprimono ogni tipo di libertà, sono ‘carcere dei popoli’ (come, a torto, Karl Marx giudicava la vecchia Austria).

In realtà, le parole di Elly Schlein rivelano l’assoluta estraneità ai valori dell’Occidente che oggi le sinistre, divenute più atlantiste di Washington, vorrebbero difendere in Ucraina e nel Medio Oriente. Alla base della civiltà europea, infatti, c’è la separazione tra etica e politica, economia e religione, arte e scienza: c’è Nicolò Machiavelli non Girolamo Savonarola. La libertà è garantita dalla pluri-appartenenza cioè dal fatto che apparteniamo a dimensioni esistenziali diverse, ciascuna con i suoi codici che non ci lasciano alla mercé di un solo dio spietato e tirannico.

Il nostro rapporto col fornaio è motivato dall’apprezzamento per il pane e le focacce che ci fornisce in cambio di denaro: che sia un pessimo padre e un marito infedele rientra in una sfera che non ci riguarda come clienti e che motiva, semmai, il rifiuto di farcene un amico. Nelle relazioni internazionali è l’etica della responsabilità che guida accordi e alleanze. Sono le utilità economiche e strategiche che ci fanno scegliere partner commerciali e alleati militari.  Se fossero gli standard della democrazia liberale a decidere in proposito, dovremmo chiudere almeno l’80% delle nostre ambasciate.

Sul Giornale del 19 marzo u.s. Gian Micalessin, in un articolo antiretorico, «Al-Sisi alleato inevitabile. È lo scudo all’estremismo», ha spiegato bene perché Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen hanno incontrato Al-Sisi. «È una canaglia ma è una canaglia nostra», disse il presidente Lyndon Johnson del tiranno filippino. La politica è il regno del realismo non del tartufismo che sta diventando l’autentico veleno delle nostre democrazie.

Dino Cofrancesco
*Presidente dell’associazione culturale Isaiah Berlin