È una di quelle operazioni che cambierebbero il volto della finanza italiana. E sulla quale i tempi si sono velocizzati. Seguite i puntini e tracciate la figura. Ad Unicredit, banca oggi senza fabbriche e risparmio gestito, è arrivato un nuovo manager: Andrea Orcel. Banchiere tipicamente da affari, più che gestore di sportelli. Fondazioni azioniste e il socio irrequieto Leonardo Del Vecchio, con il loro pacchetto del 7%, lo hanno scelto e sono di fatto il primo socio della banca. Andiamo avanti.
Mediobanca è di fatto sotto scalata, è inutile girarci intorno. Del Vecchio, con l’ultima zampata, è arrivato ad un passo del 20 per cento. E il costruttore più liquido d’Italia, Francesco Gaetano Caltagirone, ha recentemente comprato una quota dell’1 per cento. Una fiche per vedere che cosa succede, ma anche un tentativo, fallito, di mediare tra il management di piazzetta Cuccia e Del vecchio. Terzo puntino, si fa per dire: le Generali. Il suo primo azionista è proprio Mediobanca con il 13 per cento. A cui però affiancare un terzetto di tutto rispetto: il solito Del Vecchio, Caltagirone e Benetton che insieme hanno circa il 15% delle assicurazioni. L’idea è mettere a sistema questi tre storici marchi della finanza italiana. Nulla di inedito. Ma oggi molto più probabile.
Mustier, il predecessore di Orcel, quando gli presentarono il progetto non ne volle sapere: anzi per evitare ogni tentazione vendette la sua quota in Mediobanca. Ma oggi le cose sono molto diverse. E Del Vecchio, presente sui tre tavoli, l’operazione vuole che si faccia. Sul modello della sua EssilorLuxottica. Vuole e desidera un campione nazionale nella finanza. Jp Morgan mesi fa ha detto che la cosa poteva avere un grande senso industriale. D’altronde il consumer finance e il private equity di Mediobanca si potrebbero integrare facilmente con Piazza Gae Aulenti. E sulle polizze Unicredit e Generali già stanno insieme nei mercati dell’Est. Ma l’ipotesi di lavoro non è quella da guerra stellare. Cioè da fusione a tre, magari da fare questa estate. Più semplice mettere insieme le due banche e blindare senza operazioni straordinarie le Generali. Rafforzando l’azionariato di Unicredit. E a quel punto sindacare il pacchetto di Generali, tra la quota Mediobanca e il triplete, per arrivare ad un controllo di fatto di Trieste, ma sotto soglia di Opa. Almeno in un primo momento.
Un potenziale ostacolo sul percorso potrebbe essere rappresentato dal governo. Ha messo in campo una serie importante di sgravi fiscali studiati proprio per imbellettare Mps. È a conoscenza dell’operazione, che però non contempla una soluzione al problema Mps, la bella avvelenata del Bosco. Su questa partita inoltre il presidente di Unicredit, Padoan l’ex ministro eletto proprio a Siena, per il momento non toccherebbe palla. Questa è roba che studia Orcel da solo. Dopo l’assurda polemica sul suo stipendio, diciamo che non ha una grande fiducia nella lealtà delle strutture interne. Tutto molto secretive, come un tempo gli anglosassoni definivano Mediobanca, anche se nella piccola city milanese tutti sanno che sulla struttura legale sta lavorando lo studio Erede.
Nicola Porro, Il Giornale 3 luglio 2021