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Uno studio rivela: siamo un popolo sull’orlo di una crisi di nervi

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Siamo un Paese triste e arrabbiato, molto più triste ed arrabbiato di quanto si possa pensare. È il Rapporto Gallup Global Emotions 2019 che ce lo racconta. La nota società di ricerca americana ha intervistato in tutto il Mondo oltre 155 mila persone evidenziando una situazione che pone l’Italia tra quelli, almeno in Europa, più stressati e sofferenti. Insomma, il rapporto ci dipinge come un “popolo sull’orlo di una crisi di nervi”. Ma è così che dovrebbe essere? È evidente che gli ultimi dieci anni hanno inciso sul nostro stato emotivo più di quanto potessimo immaginare. Stiamo condizionando persino le nuove generazioni: passando dei giorni in una scuola media per un corso di educazione finanziaria ho trovato ragazzi che parlavano di “crisi” così come noi, alla loro età, parlavamo di biglie di vetro e figurine.

Per lavoro giro l’Italia in lungo ed in largo. Ovunque cada il mio sguardo mi ritrovo ad osservare scorci unici, straordinari e di rara bellezza. Dal finestrino del mio treno, proprio adesso che sono in arrivo a Bologna, vedo la Cupola di San Luca e quando raggiungerò  Firenze, nonostante l’abbia già vista centinaia di volte, so che non smetterò di meravigliarmi. E non voglio andare oltre. Non voglio parafrasare il mio amico Farinetti che ha fatto del bello dell’Italia la sua narrativa preferita. Eppure, nonostante tutto, siamo un Paese sull’orlo di una crisi di nervi. Siamo così impauriti che non investiamo più nel futuro e ci siamo rifugiati in una sorta di trappola legata all’oggi che, i bene informati in termini di psicologia, chiamano “Presentismo”. Insomma, non solo siamo stressati, ma viviamo come se “non ci fosse domani” e se ci fosse, di quel domani abbiamo talmente tanta paura che preferiamo non pensarci.

Siamo anche un popolo ricco, tra i più ricchi al mondo, almeno per la ricchezza privata. Ma siamo quelli che fanno crescere meno di tutti la loro ricchezza. Ci sono 1500 miliardi di risparmi fermi da anni in conto corrente. Non solo non crescono, ma sono costantemente erosi, da inflazione, costi di tenuta, bolli… Ma la paura ci attanaglia e non ci proietta in avanti. Eppure viviamo in un Paese che non solo è meraviglioso, ma che fonda la sua meraviglia su capacità imprenditoriali che sono uniche e che potrebbero alimentare con la loro crescita anche l’enorme massa di risparmio che in questo momento, invece, è rimasta soggiogata dall’incertezza e dalla contemporanea perdita del riferimento di una intera generazione: “il caro estinto reddito fisso garantito in passato dai titoli di stato”.

Così abbiamo anche smesso di vedere ciò che abbiamo sotto i nostri occhi. Quanti scrivono e raccontano che le imprese italiane sono tra le migliori al Mondo? E che gli imprenditori che le guidano sono straordinari, quasi degli eroi? Capaci di lottare contro tutto e tutti, contro uno stato che non fa sistema, contro la burocrazia, il fisco e la concorrenza straniera? Sappiamo anche questo? Ma quanti si sono resi conto di quanto queste capacità umane e d’impresa fossero straordinariamente capaci di creare anche valore economico?

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