A soffrire sarà anche l’occupazione che non è detto verrà riassorbita dal mercato delle nuove competenze della green economy. “I settori energetici (carbone, petrolio e gas) si stima saranno quelli maggiormente colpiti in termini di perdita di posti di lavoro”, si legge nella bozza della riforma della tassazione dell’energia proposta dalla Commissione Europea.
In modo particolare, la Commissione Europea stima che nel 2035 ad essere maggiormente colpito dall’incremento della tassazione sui prodotti energetici a base di carbonio sarà soprattutto il settore relativo all’estrazione del gas con esuberi pari all’11,87% della forza lavoro attualmente impiegata nel nostro continente. Nello stesso arco temporale anche il settore petrolifero registrerà un decremento occupazionale dell’8,57%.
I settori industriali più colpiti all’interno dell’Ue sono quelli già enormemente colpiti dagli aumenti dei prezzi dell’energia: quelli di natura energivora “che affronteranno un aumento dei costi fissi”. Per la Commissione Europea l’aumento della tassazione minima sull’energia “avrà un impatto sulla posizione competitiva delle imprese energivore europee nei mercati internazionali”. Tra queste, le più affette saranno le imprese che specializzate nella lavorazione metalli ferrosi che secondo le proiezioni andranno incontro ad una riduzione dell’export dell’1.7% entro il 2035.
Per le imprese ed i consumatori italiani i prossimi anni saranno un bagno di sangue.