di Antonio Gigliotti, direttore del Centro Studi Fiscal Focus
Cittadini ed imprese hanno dovuto affrontare nell’ultimo anno una crescita sostanziale del prezzo dell’energia vedendosi spesso triplicate le bollette.
Contattato da Fiscal Focus su quali saranno le prossime mosse del Governo per il medio-lungo termine sul caro energia, un deputato della Repubblica dichiara che si sta brancolando nel buio. A sua volta, un recente comunicato di Confindustria Lombardia titola che l’industria lombarda è “indisponibile a pagare le conseguenze delle politiche errate di Bruxelles”.
Ma al netto dell’improvvisazione di politici e tecnici, quello che continua a sfuggire a molti è la riforma della tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità su cui dal 14 luglio 2021 sta lavorando la Commissione Europea. Un documento che rende il rincaro dei costi dell’energia tutt’altro che un problema capace di essere risolto con decreti legge a scadenza mensile.
Infatti, secondo la Commissione Europea si rende necessario fare in modo che la tassazione dell’energia sia allineata con gli obiettivi sul clima dell’Unione Europea, accrescendo cosi il prezzo base delle risorse energetiche a base di carbonio allo scopo di accelerare la transizione verde. Nella bozza del documento sottoposto al Consiglio d’Europa e recuperato dal Centro Studi Fiscal Focus si legge che “la tassazione gioca un ruolo diretto nel supportare la transizione green immettendo nel mercato i corretti segnali di prezzo e fornendo i giusti incentivi per la produzione ed il consumo sostenibile”.
Il 31 gennaio di quest’anno, la Corte dei Conti Europea ha pubblicato un rapporto proprio sulla tassazione dell’energia sulla base delle proiezioni di prezzo elaborati dalla Commissione Europea prospettando scenari epocali soprattutto per il consumo energetico delle imprese. Parliamo di un aumento della tassazione minima dell’energia a carbone pari al +300% entro il 2023 e del 640% entro il 2033. Un incremento della tassazione del +500% del gas naturale entro il 2023 e del 640% entro il 2033. Ma anche una crescita del +127% sui combustibili entro il 2023 e del 181% entro il 2033. Dati che andranno ad incidere pesantemente soprattutto sul bilancio di famiglie ed imprese ed italiane già pesantemente colpite dal caro energia.
Come se non bastasse, secondo l’elaborazione dei dati Eurostat fornita sempre dal nostro Centro Studi Centro, l’Italia è ad oggi il terzo Paese dell’Unione Europea per tassazione indiretta sull’energia dopo Danimarca e Grecia. Ma è anche lo Stato Membro con le accise più alte sui carburanti dopo l’Olanda con 0.73 Euro al litro solo di tasse.
Stando alle ipotesi di riforma della tassazione sulle fonti energetiche a base di carbonio elaborate dalla Commissione Europea, per i veicoli a motore, la base imponibile minima della benzina passerebbe dai 359 euro per ogni 1000 litri attuali a 385,4 euro per 1000 litri nel 2023 fino a raggiungere i 443,2 euro/litri nel 2033. A sua volta, l’imposizione fiscale sul gas naturale sarebbe destinata ad aumentare in maniera esponenziale proprio a partire dal 2023 con un balzo dai 2.6 Euro per 1000 litri ai 7.7 Euro per 1000 litri a partire dal 2023 fino a raggiungere i 13.3 Euro per 1000 litri nel 2033.
Cifre che per la Commissione Europea sarebbero sufficienti ad accelerare sulla transizione verde e l’indipendenza energetica, con conseguenze geopolitiche non trascurabili per grandi esportatori di petrolio e gas come la Russia che si ritroverebbero costretti a trovare nuovi partner per l’export.
Quelle sull’energia sono tasse dagli effetti contro-intuivi.
Infatti, venendo utilizzate ai fini del disincentivo nell’utilizzo di determinate tecnologie la Commissione Europea stima che a livello dell’Unione la revenue generata dalla tassazione del carbone si riduca entro il 2035 del 40% rispetto ai valori del 2015, cosi come gli introiti derivanti dal prelievo sulla benzina si ridurranno del -36% e del gas del -28%.
A soffrire sarà anche l’occupazione che non è detto verrà riassorbita dal mercato delle nuove competenze della green economy. “I settori energetici (carbone, petrolio e gas) si stima saranno quelli maggiormente colpiti in termini di perdita di posti di lavoro”, si legge nella bozza della riforma della tassazione dell’energia proposta dalla Commissione Europea.
In modo particolare, la Commissione Europea stima che nel 2035 ad essere maggiormente colpito dall’incremento della tassazione sui prodotti energetici a base di carbonio sarà soprattutto il settore relativo all’estrazione del gas con esuberi pari all’11,87% della forza lavoro attualmente impiegata nel nostro continente. Nello stesso arco temporale anche il settore petrolifero registrerà un decremento occupazionale dell’8,57%.
I settori industriali più colpiti all’interno dell’Ue sono quelli già enormemente colpiti dagli aumenti dei prezzi dell’energia: quelli di natura energivora “che affronteranno un aumento dei costi fissi”. Per la Commissione Europea l’aumento della tassazione minima sull’energia “avrà un impatto sulla posizione competitiva delle imprese energivore europee nei mercati internazionali”. Tra queste, le più affette saranno le imprese che specializzate nella lavorazione metalli ferrosi che secondo le proiezioni andranno incontro ad una riduzione dell’export dell’1.7% entro il 2035.
Per le imprese ed i consumatori italiani i prossimi anni saranno un bagno di sangue.