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Ursula e Mattarella santificano Monti: “È uno statista”. Ma di che?

L’ex rettore ed ex premier saluta la Bocconi. In sala anche il capo dello Stato e la Von der Leyen

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Ascolto la Zuppa di Porro di oggi e la sua intuizione sull’osanna a Mattarella in quanto capo supremo, che tiene a bada la barbara Meloni, me ne accende un’altra: i 92 minuti di applausi rituali alla Scala erano diversi dagli anni scorsi, nel 2021, per dire, c’era l’autocompiacimento, tronfio, cafone, della élite, bravo presidente, che li tieni tutti segregati questi straccioni, questa plebe indegna di noi, che ghettizzi i “novax”, che poi erano, semplicemente, tutti quelli che non si riconoscevano nel potere di sinistra, che non avrebbero votato i Sumahoro e le altre figure di cartone del presepe postcomunista, sempre un po’ comunista.

Ma la plebe ha scelto e adesso l’ovazione ha un che di grottesco, di disperato: ballano sul Titanic di una fine impero, presidente fa’ tu il possibile per allungarlo fin che si può questo lento naufragio. Con il Dagostino dalla fronda sterile, emaciato epigono di Longanesi, ma non paragonabile, che si scatena in titoli, “meno male che Mattarella c’è” e riferisce sulle spalle contadine di Giorgia Meloni. In effetti, per i palchi e nel foyer, tutto un risolino, un’allusione sulle origini plebee della usurpatrice, senza che il presidente “di tutti”, tutti quelli della élite, gli inclusivi che si includono fra loro, abbia mostrato segni di contrarietà.

Lo stesso si era visto poche ore prima alla Bocconi per la sostituzione di Mario Monti col rampante Sironi: anche qui, tutto un cigolar di giunture che si alzano e si siedono e si rilevano e si lasciano cadere sui velluti delle poltroncine, una ovazione via l’altra, una esaltazione via l’altra, per il sommo presidente, per la baronessa tedesca, la Ursula dei 10 miliardi di vaccini negoziati in gran segreto col gran capo Pfizer che però rifiuta di spiegare all’Unione i dettagli, comprese le conseguenze, a volte letali, della sua pozione.

Cadeva il 120mo della prestigiosa università, per la quale transitò, più che altro in tram, la sua figlia più illustre, Chiara Ferragni, che è stata promossa “bocconiana” ad honorem e come tale può farsi i selfie col nonno dello stato, il quale apprezza sorridente. Centoventi anni, più o meno l’età del presidente uscente, celebrato da Mattarella, forse con cinismo da antico democristiano siculo, come “statista e educatore”. Educatore? Ma sì, in fondo era quello che in tempo di Covid voleva “dosare dall’alto l’informazione”, perché siamo “in guerra” e quindi è opportuno trovare “delle modalità meno democratiche nella somministrazione dell’informazione”. Ma sì, per dire quello che per primo ha abituato gli italiani a subire in letizia, come nella canzone di Jannacci, “Ho visto un re”. La madamin Fornero a piangere lacrime di (borsa di) coccodrillo, Monti a fianco che ridacchiava compiaciuto: vedrete adesso chi piangerà sul serio. E gli italiani hanno cominciato a piangere e non hanno più smesso.

La sinistra tecnocratica si è affidata ai burocrati d’alto bordo, i “SuperMario”, e, la girassero come vogliono, i Monti e i Draghi in un decennio hanno annichilito, annientato un paese scombinato ma di inesauste risorse, di incosciente, ma prepotente, voglia di vivere. Adesso non più. Adesso c’è solo rassegnazione, ci sono quelli che in lacrime “speriamo bene” e sarebbe da ammazzarli, perché che cazzo ti vuoi sperare ancora? Dopo lo sfacelo organizzato, mirato a lasciare affondare l’Italia?

Applausi, come nella canzone di Fausto Leali, applausi ai “Super”, agli educatori, ma per cosa? Per averla consegnata l’Italia al debito pubblico più immane mai registrato? Per la spesa pubblica salita del 32% nell’ultimo triennio, con risultati disastrosi, proiettata nel prossimo anno dal 53% al 59%?, con quali obiettivi nessuno lo spiega? Attaccata, come un drogato alla siringa, ai fantomatici miliardi del piano di resilienza e resistenza che secondo la baronessa sarebbero già piovuti dal cielo? Per ritrovarsi succube di una entità maligna quale la Ue? Per essersi ridotta a porto franco di tutti i disperati, per la strategia pandemica più crudele dell’Occidente, ispirata dalla dittatura cinese, infine costretta a riconoscere il fallimento profilattico, economico, sociale? Per il milione e mezzo di attività produttive andate a morire? Per un livello della classe politica che è oltre l’imbarazzo, è da malaffare di vicolo?

Per questo si esaltano i tenutari di un regime al tracollo? Sì, c’è sempre quell’atteggiamento da circolo della ricottina, di quelli convinti che vada come vada, loro si salveranno: non ne saremmo così sicuri, a questo punto. Perché il tracollo, si badi, è avvenuto per autoconsunzione, per virus endemico: le risorse le avevamo, ci sono state succhiate via giorno a giorno, misura per misura, puntualmente scriteriata, sfondone per sfondone (esemplare è il caso dei bonus edilizi al 110%, riassunto con estrema chiarezza da Nicola Porro nel freschissimo “Il Padreterno è liberale”).

I giornali megafono del potere morente possono cantarsela come vogliono, possono indugiare sui drammi allo zucchero filato delle Elly Schlein, ma il paese non è più quello, dieci anni di Superinetti lo hanno cambiato, lo hanno privato dell’anima colpendolo ripetutamente ai fianchi. Come diceva quell’allenatore di pugilato, “uccidi il corpo e la mente morirà”. Donna Giorgia non potrà fare granché e lo ha capito subito, non è il caso di aspettarsi miracoli e nessuno glieli chiede. Tanto più che la destra pare frastornata dall’ondata di odio, di violenza che, prevedibilmente, la raggiunge.

Mattarella preme sul primo ministro tutti i santi giorni e per questo lo osannano. Ma lo spettacolo delle facce grandguignolesche del regime, per dirla con Pasolini, che si esaltano, si compiacciono le une delle altre, si prestano alle ovazioni di una élite corrosa, è grottesco. Tutto sommato, la scelta del Boris Godunov per la prima scaligera di quest’anno, col suo racconto di morte, distruzione e falsi salvatori nella Russia zarista, si è rivelata più che azzeccata.

Max Del Papa, 8 dicembre 2022

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