Chissà se questi ragazzi avranno letto, tanto per restare in tema di cultura classica, il carme che Catullo dedica ad Ipsitilla, dove l’ardore sessuale tracima in espressioni – per quanto poggiate sul tappeto della metrica – assolutamente degne della telefonata ad una linea erotica. Lì troverebbero sicuramente le impronte della “mascolinità tossica”.
E indietro, ancora indietro, fino all’uomo di Neanderthal, che probabilmente non conquistava le sue donne con i fiori o le serenate. Chissà, magari qualcuno proporrà la rimozione dei suoi resti nei vari musei. Fin quando non resterà più niente, in questo sabba del paradosso, dove chi predica pace e libertà cade nell’esatto contrario. Perché esiste società più sottomessa di quella che non ha più memoria.
Pietro De Leo, 15 novembre 2020