Esteri

La guerra in Ucraina

Usa e Uk gelano Zelensky: “Russi organizzati, riconquista difficile”

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132 giorni di guerra tra Russia ed Ucraina, il Donbass quasi totalmente nelle mani di Putin, Zelensky che chiede il salato conto di 750 miliardi di euro per la rinascita del paese ma il fronte occidentale sembra presentare le prime spaccature. E le crepe arrivano proprio dagli anti Russia per eccellenza: Uk e Usa che iniziano a ridimensionare le dichiarazioni e, probabilmente, anche la strategia decisa e attuata fino ad oggi in favore dell’Ucraina.

“La cattura da parte della Russia della regione di Luhansk è stata relativamente rapida e ha mostrato un migliore coordinamento rispetto alle sue prime offensive – ha affermato infatti il ministro della Difesa del Regno Unito – A differenza delle precedenti fasi della guerra, la Russia ha probabilmente raggiunto un coordinamento ragionevolmente efficace tra almeno due raggruppamenti di forze: il gruppo centrale, probabilmente comandato dal generale-colonnello Alexander Lapin e il gruppo sud, probabilmente sotto il generale Sergei Surovinik di recente nomina”. Un’ammissione oggettiva quella del Regno Unito che, evidentemente, si rende conto oggi, che le aspettative sono sempre state troppo alte e che, passano i giorni ma la Russia non cede, anzi.

Sulla base di ciò, infatti, la Russia ha chiesto all’Ucraina di consegnare Luhansk e Donetsk – dove continuano i bombardamenti – ai separatisti filo-Mosca, ma Kiev continua con la resistenza.
Il Capo dell’Ufficio del Presidente dell’Ucraina ha infatti detto: “La regione del Luhansk è l’ultima vittoria per la Russia in territorio ucraino”.

A ribaltare le posizioni che sembravano oro colato fino a pochi giorni fa, nonostante i dubbi degli Stati Uniti si erano già palesati per quanto riguarda le armi, è il Washington Post, sulla base anche delle dichiarazioni della Casa Bianca che ha affermato pubblicamente di “dubitare che l’esercito ucraino sia in grado di riconquistare tutti i territori perduti”. I giornalisti americani sostengono infatti che, “negli Stati uniti emergono dubbi sulle analisi che il Pentagono e la Casa Bianca hanno fatto della situazione, in termini troppo ottimistici rispetto ai successi di Kiev”. Nonostante questo, il presidente americano Biden, durante il vertice Nato a Madrid ha continuato nel sostegno incondizionato nei confronti dell’Ucraina “fino a quando sarà necessario” precisando che non dovrà esserci una sconfitta dell’Ucraina in Ucraina.

Ma l’analisi del Washington Post mostra, invece, una spaccatura non indifferente: “Alcuni si chiedono se le autorità Usa non abbiano usato termini eccessivamente rosei, altri affermano che il governo di Kiev può vincere con maggiore sostegno da parte occidentale”, si legge. Altro punto importante su cui fanno luce le pagine statunitensi è il numero delle vittime: se quelle russe sono all’ordine del giorno e nel bollettino di guerra quotidiano, “anche gli ucraini hanno subito pesanti perdite. Stime indipendenti indicano che ciascuna parte ha avuto decine di migliaia di soldati uccisi e feriti – si legge nell’analisi, che continua – il Pentagono non ha voluto discutere pubblicamente le sue valutazioni su morti e feriti”.

L’operazione Ucraina è costata quasi 7 miliardi di dollari, stanziati da Biden per armare Zelensky e il suo popolo e su ciò l’analisi del Washington Post rivela un altro particolare da non sottovalutare: “Ciò che l’amministrazione Biden dice sulla guerra in Ucraina sembra essere accurato ma il Pentagono a volte nasconde informazioni che potrebbero essere poco lusinghiere per i partner ucraini o evidenziare le limitazioni del sostegno statunitense”.

A questo punto, sembrerebbe quindi che gli Stati Uniti per primi, con dietro l’Inghilterra, inizi a rendersi conto – e probabilmente a preoccuparsi – del fatto di aver sottovalutato la situazione. Se a parole la direzione è sempre quella di “armare senza se e senza ma”, i conti iniziano a non tornare e il consenso popolare a scarseggiare. Sicuramente questa situazione di stallo, con vie diplomatiche solo sulla carta, che fino ad adesso non hanno portato a nessun – seppur piccolo – risultato concreto, costringe inevitabilmente l’Occidente a dover riflettere.

Ed infatti, se dall’Ucraina le colpe vengono sempre scaricate sui partner che non sono stati così veloci, così attivi, così indulgenti, sembrerebbe che questa corsa al riarmo continuo faccia da orizzonte a un sempre più utopico ritiro delle truppe russe. Zelensky non sembra accorgersene. Ma l’Occidente è pronto a pagare un prezzo così alto o, forse, è arrivato il momento di salvaguardare il futuro assetto mondiale? Perché è del futuro del mondo che si parla.

Bianca Leonardi, 5 luglio 2022