Questa situazione in cui la sanità, attraverso il Covid – che è al momento clinicamente morto, mentre per cancro muoiono 500 persone al giorno e 700 per malattie cardiovascolari – è usata per il controllo sociale non la reggo più. Mi son battuto, ho fatto valere pensiero e libertà, ma ora sono infastidito. Mi danno nausea i servilismi, i fanatici, i servi volontari, i conformisti, i moralisti senza morale, gli statalisti, i fasciocomunisti. Tutta questa situazione mi dà il voltastomaco. Invece di usare il tempo in vantaggio sul virus e preparare cure, reparti e seria campagna di persuasione per la convenienza individuale a vaccinarsi si è scelta ancora la via del terrore, della colpevolizzazione, della logica dell’untore e del capro espiatorio. Un paese avvelenato non dall’infezione ma dalla vocazione del cameriere e del suo risentimento sociale. Un paese incattivito che vuol passare per buono e santo mentre indica colpevoli e lebbrosi. Continuerò a fare il mio lavoro per schiarire sempre meglio la cultura della libertà e vivrò di conseguenza. Ma senza entusiasmo perché davvero l’Italia ha un’anima servile sospesa tra il gregge e l’alibi.
La vaccinazione è la strada da seguire. Mi son vaccinato appena ne ho avuto la possibilità. Quando sono emersi dubbi e perplessità su Astrazeneca ho scritto a chiare lettere – ricordo l’articolo sul Corriere del Mezzogiorno – che avrei fatto anche la seconda dose e ho invitato gli insegnanti a non tirarsi indietro ma a considerare i vantaggi della vaccinazione. Purtroppo, e bisogna constatarlo con serietà, chi non ha mai realmente concepito e realizzato una seria retorica della persuasione per far passare l’elementare concetto che vaccinarsi conviene soprattutto per sé stesso è proprio il ministero della Salute che ci ha tolto letteralmente la salute (e dovrebbe essere chiamato ministero della Sanità perché deve garantire servizi e non salute divina). Non a caso a questa mancanza ha messo una pezza il premier Mario Draghi con la frase secca: “Senza vaccini si muore”.
Ma la strada della vaccinazione va percorsa nella libertà e non contro la libertà. Purtroppo, oggi siamo ad un punto in cui ogni politica di sicurezza innesca un dispositivo totalitario con la trasformazione del principio di precauzione in una logica del terrore per spaventare i cittadini e ottenere controllo sociale. Il principio di precauzione diventa un principio incauto in cui si perde proprio il sale della precauzione: la realtà. Il green pass rientra perfettamente in questa logica ed è un passaporto interno ancor più stringente del lasciapassare che era usato in Unione sovietica per controllare gli spostamenti tra città e città. È davvero triste vedere giornalisti e uomini di studio fare strame di istituti, leggi, costituzione fino al punto di rendere sofisticato il concetto di libertà. Ieri sera ho assistito a qualcosa di esilarante e tragicomico.
La giornalista De Gregorio che chiedeva al professor Galimberti che cos’è la libertà e il filosofo accademico si ingarbugliava nell’io e nel noi, con la polis e con Aristotele e con la bestia e Dio e gli uomini nel tentativo di giustificare una morale collettiva superiore alla tragica condizione umana di ogni vita. Hannah Arendt, che rifiutava la definizione di filosofo, diceva che se ci si può muovere si è liberi, se no no. Giulio Giorello, che limitava il più possibile il profilo accademico, diceva che la libertà è la lotta dell’individuo nei riguardi di una grande struttura che lo schiaccia. La vita morale che mi ha educato mi ha insegnato che la libertà è il governo di sé che non può essere sostituito da nessun istituto che si presenta con l’impostura di avere in tasca insieme verità e potere per imporre un governo assoluto delle esistenze. Questo è il punto decisivo che nessun uomo di pensiero oggi mette in luce: il governo assoluto delle vite diventa subito positivisticamente un dispositivo totalitario negando nel principio e nel fatto proprio ciò che vorrebbe affermare: la libertà. Tutto ciò è aberrante e – Dio non voglia – foriero di drammi e sciagure di una vita distopica.