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Va chiuso tutto, madama la marchesa Gruber

gruber © STILLFX tramite Canva.com

Parlare è facile, finché non tocca a te. Però la ristrutturazione ideologica di Lilli Gruber merita, noblesse oblige, riflessioni più serie. Certo, che ne impari più con le cattive che con le buone; certo, che non si è mai perdenti finché non sbatti i denti. Ma nella sua sibilante sibillina staffilata con cui ha portato il suo privato in pubblico, dunque in politico, in pieno talk show serale, si nascondono problematicità che non ci è lecito ignorare, tanto per cominciare: chi glielo ha detto a Kruber che il suo scippatore era nekro? Sa qualcosa che non vuole o non può dirci? Lo ha per caso visto scappare, magari dopo averla vista in faccia? Ma no, che andate a pensare, è solo che l’aveva forse riconosciuta. Nel senso di persona famosa, altolocata e quindi, nella mente del ladruncolo, potente (“Lei potente, io niente…”).

Ma chi l’ha detto, ma dove sta scritto che era nero come il carbon o al limite fumé? Dunque ricapitoliamo un attimino. Lilli Gruber, nome aggressivo, padronale, da proprietario di Grandi Magazzini (ricordate? Anno di grazia 1986, c’erano tutti, pure Abatantuono Mago di Segrate, o pobbacco, sto levitanto, so’ stupito perplesso, madòòò, su’ puteent!) sta facendo stretching mattutino a Villa Borghese, che le fa bene, in diretta alle 8 e ½ è sempre così rigida, marmorea come la Giustizia Offesa; a un certo punto si accorge che le è sparito il borsello con gli effetti personali: le chiavi di casa, il telefono, i documenti, l’acido ialuronico… La sera stessa, al programma di cui è padrona, più che conduttrice, se ne esce così: “È evidente che le porte aperte a tutti non possiamo più permettercele…”. Più rigida e offesa che mai.

Sconvolgente, traumatico: ma che, è scoppiata la rivoluzione?, come diceva Piedone a Manomozza. Ma poi, come fa a dire che è una questione di porte aperte, come fa a tirare in ballo i sacri, onesti, indifesi migranti? Lilli, se sai qualcosa, parla. Illuminaci. Non tenerci sulle spine. Già son tempi terribili, Donald “Ciàmp” manco s’è insediato che già la temperatura media del pianeta è salita di 42 gradi, al Cop29 sull’inquinamento globale sciamano jet privati che manco uno sciame di cavallette, tutti che chiedono soldi, Mattarella bacchetta Musk (mica i cinesi: Musk), Pelù e Ruotolo, mica pizza e fichi, se ne vanno da X, social fascista, non nel senso di Mussolini ma perché il solito Musk, che ne avrà il cuore spezzato, “censura, soffoca la verità”. Invece Zuckerberg e Dorsey si facevano i cazzi loro. Ci mancava pure Gruber che dice è ora di chiudere porte e finestre.

Perché lo dica, Dio, cioè lei, lo sa. Ma ammettiamo pure sia così: chi ci assicura che il mikrante nekro, se poi tale era, volesse davvero derubarla alla Gruber? Magari era solo curioso. Magari voleva chiederle un selfie e poi, vistosi scoperto, è fuggito in preda al panico attaccato al borsello, insomma le ipotesi son tante: adesso, andar giù piatti così è talmente rozzo, è salviniano, prendersela con i più poveri, come dice papa Francesco, fa molto Meloni, molto Trump. Hanno ironizzato, detto che è opportunismo, ma Lilli non è una opportunista, è solo una donna amareggiata che ha detto una cosa scomoda, essendo una giornalista libera. Peccato solo che parlasse di se stessa. Se capita a un altro, fa un sorrisino tutto tirato (per forza), e passa oltre.

Lilli non è una scappata di casa, è una scippata e non una scippata di casa come una vittima qualunque di Ilaria Salis. È una che fa opinione, insomma. Ha una televisione e la usa, e questo, volendo essere un po’ più seri, questo sì che è un po’ scabroso, non tanto il celeberrimo doppio binario morale della sinistra, “fate quello che dico non quello che faccio”, quanto la tendenza a fare un caso delle personali vicissitudini, utilizzando una cassa di risonanza pubblica per uso privato e per di più capovolgendo anni e annorum di propaganda in senso contrario: non si contano le puntate in cui la nostra Dietline si è scagliata contro il razzismo salvinifico, il sovranismo meloniano, le ultradestre senza pietà. Non era forse una paladina delle ong, Lilli? E adesso dice che “le porte aperte a tutti, è chiaro che si possono più tenere”? Eh, no, troppo facile fare gli inclusivi coi borselli degli altri. Chiudere, deportare, tirar su muri è roba da Taicùn, da Musk, insostenibile, perfino blasfemo, se si pensa a cosa dicono Bergoglio & Casarini, Bonelli & Fratoianni, Raimo & Mattarella. Noi, per il sì e per il no, restiamo con Elly Schlein: ce ne vogliono di più, sempre di più, senza controlli, filtri, limiti. Specie se poi finiscono a Villa Borghese e fanno certi incontri ad alto livello.

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Se quello (quello chi?) non si è ancora integrato, la colpa è anche nostra, anzi soprattutto nostra, anzi solo nostra. Come si fa a dire ah, non è più il caso di aprire le porte a tutti. Ma ci rendiamo conto della crudeltà, della deriva reazionaria? Questi sono discorsi che meriterebbero 6 anni di carcere per oltraggio a Carola Rackete: Dio non voglia che a Lilli, alle sue dichiarazioni avventate, ci pensi la magistratura democratica e vilipesa che accoglie Landini come uno di loro siccome fa proclami vagamente eversivi. Eh, signora mia, se non voleva essere alleggerita, Gruber, non doveva lasciare il borsello in evidenza. L’occasione fa il migrante svelto. È stata una provocazione, come dice il sindaco di Bologna, nessuno tocchi Kaino e la responsabilità è di chi ha fatto tutto il kasino, cioè Kruber.

Speriamo sia stato solo un momento dovuto all’amarezza, un cortocircuito di astinenza demokratika presto superato: non si può avere una coscienza estetica, non si possono rinnegare così svariati decenni di militanza accogliente, integrante, nutriente. Lilli, apparentemente provvista di un cuore di plastica, ma noi non ci crediamo, è arrivata a denunciare l’ignoto: in commissariato si saranno scompisciati, anche se è comprensibile che un’agenda tanto preziosa non la si possa dare per fumata così. Chissà in che mani migranti sarà finita, poi dicono gli spioni. Però, nell’altamente improbabile ipotesi che il mariuolo venisse rintracciato, e nella eventualità che fosse davvero un richiedente asilo munito di borsello, Gruber, per coerenza e per amore, non dovrebbe portarlo a processo: ma al suo programma, a fargli spiegare perché quel carognone insensibile di Salvini detto Capitone merita 6mila anni di galera.

Max Del Papa, 13 novembre 2024

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