Ilaria Salis, europarlamentare eletta con Avs, è recentemente finita sotto i riflettori per una controversia giuridica che ha stimolato ampi dibattiti sia nelle istituzioni dell’Unione Europea che al di fuori di esse. La vicenda ha subito una svolta importante oggi quando, nel corso di una sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, è emersa una richiesta del governo ungherese di revocare l’immunità di Salis. Questa mossa, confermata dall’europarlamentare e da membri ungheresi vicini a Viktor Orban, ha l’obiettivo di avviare procedimenti penali nei confronti di Salis per azioni compiute prima del suo arresto a Budapest l’11 febbraio 2023.
Zoltan Kovacs, portavoce del governo ungherese, ha criticato apertamente Salis, negando che sia stata vittima di persecuzioni politiche e accusandola invece di essere stata arrestata per atti di violenza. “Il fatto che tu ti comporti come se fossi una specie di vittima non è solo sconcertante, ma anche assolutamente disgustoso – ha scritto su X – . Vorrei chiarirlo ancora una volta: non siete stati arrestati per le vostre ‘opinioni politiche’, siete stati arrestati e processati per episodi di aggressione armata contro innocenti cittadini ungheresi! Tutta questa farsa è una barzelletta, non sei una democratica e non sei un martire. Sei una comune delinquente”. In risposta, Salis ha interpretato la richiesta di revoca dell’immunità come un tentativo di persecuzione politica motivato dalle sue critiche alla gestione della presidenza ungherese da parte di Orban.
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Il processo di revoca dell’immunità parlamentare inizia con l’annuncio della richiesta in Aula, seguito da un esame da parte della commissione parlamentare competente. Durante questo periodo, il deputato interessato ha l’opportunità di difendersi e di presentare documenti a suo favore. La fase si conclude con una raccomandazione della commissione, che viene poi messa ai voti dall’assemblea plenaria. La domanda è: quali probabilità ci sono che l’immunità le venga revocata? Vista la poca simpatia di cui gode Orban a Bruxelles, forse poca. Ma non è impossibile: in passato l’Europarlamento ha tolto l’immunità a sui esponenti implicati in indagini varie, inclusa la ex vicepresidente Eva Kaili per il caso Qatargate (poi finito quasi nel nulla).
Nonostante le polemiche, Salis ha ricevuto sostegno all’interno del Parlamento Europeo. Pierfrancesco Maran, europarlamentare Pd – S&D, pur non condividendo molti dei suoi ideali, ha sottolineato il suo pieno supporto alla libertà di espressione di Salis. La stessa parlamentare in un post sui social si è augurata che “il Parlamento scelga di difendere lo stato di diritto e i diritti umani, senza cedere alla prepotenza di una democrazia illiberale in deriva autocratica che, per bocca anche dei suoi stessi governanti, in diverse occasioni mi ha già dichiarato colpevole prima della sentenza”.
Come noto, Salis in Ungheria era accusata di aver aggredito e malmenato un militante di destra durante un raduno neonazista. Arrestata, ha passato un anno in carcere in via preventiva prima di essere eletta al Parlamento Ue e dunque rimessa in libertà in virtù dell’immunità parlamentare. Salis ha sempre negato ogni suoi coinvolgimento nei pestaggi e ha rifiutato il patteggiamento, denunciando le condizioni detentive e quelle catene con cui è stata portata in Tribunale. Il suo attivismo antifascista tuttavia è notorio, così come qualche precedente di polizia, e l’ha più volte rivendicato, ultimamente anche partecipando all’incontro del centro sociale Askatasuna. La Regione Lombardia, in particolare l’ente Aler, la accusa inoltre di aver occupato abusivamente un immobile a Milano e per questo sostiene di vantare un credito nei suoi confronti di 90mila euro. Il Consiglio regionale lombardo ha approvato una mozione per pignorarle lo stipendio.
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