Salute

Vaccini, bomba di Schillaci: “Ridiscutere i contratti col Big Pharma”

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Intervenendo al Consiglio Salute in quel di Bruxelles, il ministro Orazio Squillaci ha chiesto senza mezzi termini di rinegoziare i contratti con i fornitori dei cosiddetti vaccini anti-Covid.

“Un’allocazione non efficiente della spesa pubblica – ha dichiarato il successore di Roberto Speranza – con un eccesso di acquisti di vaccini anti-Covid in un contesto di domanda calante, oltre a rappresentare uno spreco in sé, sarebbe difficilmente compreso dai cittadini e rischierebbe di generare paradossalmente un senso di disaffezione verso future campagne vaccinali. Credo che sia un tema da affrontare subito: è urgente invitare la Commissione Europea a porre in essere tutte le azioni contrattuali per tutelare i diritti degli Stati membri con riguardo agli Apa (Advanced Purchase Agreement, ndr) sottoscritti. Reputo necessaria la rinegoziazione dei contratti con le case farmaceutiche” per la fornitura dei vaccini anti Covid ancora ineseguiti o soltanto parzialmente eseguiti. “

Inoltre, Schillaci ritiene” indispensabile che la Commissione Europea in sede di rinegoziazione riveda la clausola degli Apa (Advanced Purchase Agreement, ndr) che pone a carico degli Stati membri il risarcimento e/o l’indennizzo dovuto per i danni cagionati dai vaccini, nonché le spese legali sostenute dalle case farmaceutiche produttrici nei singoli procedimenti, non essendo ragionevole che esse gravino sugli Stati membri, specialmente dopo l’autorizzazione all’immissione in commercio ordinaria dei singoli vaccini come anche rilevato dalla Corte dei Conti europea.”

Per la cronaca l’Italia ha acquistato nel complesso circa 330 milioni di dosi di vaccino, il che rappresenta una quantità tale di sieri, alias presunti elisir di lunga vita, con cui somministrare almeno 7 dosi all’intera popolazione vaccinabile. Una vera e propria follia, che ha coinvolto l’intero Occidente, il quale si è fatto trascinare nel vortice del terrore virale prima dalla terrificante propaganda cinese e successivamente dal nostro altrettanto terrificante allarmismo, sfociato in un abominevole lock down che secondo il virologo Guido Silvestri “passerà alla storia come una delle idee più stupide e dannose partorite dalla mente umana.”

Quindi, considerando anche il non banale dettaglio dei costi esorbitanti dei due vaccini acquistati in massa (Moderna e Pfizer, che complessivamente costano quasi 10 volte tanto rispetto a quello prodotto da AstraZeneca, che per uno “strano” caso del destino ha subìto, insieme ad altri analoghi sieri a basso costo, un feroce boicottaggio che ne ha determinato l’accantonamento), l’attuale ministro della Salute si sta arrabattando per ridurre il colossale danno erariale che l’intera e sempre più oscura vicenda dei vaccini sperimentali ha chiaramente creato.

Vaccini che, come aveva ammonito fin dall’inizio l’illustre Giulio Tarro, per i virus estremamente mutevoli come il coronavirus diventano obsoleti nel giro di pochi mesi, mantenendo in essere solo i rischi di eventi avversi. Rischi che, rispetto ad altri analoghe profilassi, sembrano eccessivamente alti, e comunque inaccettabili da far correre a chi, essendo immunocompetente, non ha mai rischiato gravi conseguenze dal Sars-Cov-2 neppure nella sua versione più aggressiva.

Infine Schillaci, nel sostenere che comunque il “Covid non è ancora sconfitto – in questo egli continua a pagare un pegno al partito del terrore virale, che alberga in ogni ambito istituzionale -, ha aperto alla possibilità, bontà sua, di ritornare all’acquisto dei vaccini anti-Covid su base nazionale. Sarebbe quest’ultima una vera e propria mossa del cavallo, come si suol dire. Con una pandemia di coronavirus praticamente estinta (l’attuale presidente dell’Aifa, il decano dei virologi europei Giorgio Palù, ha più volte dichiarato che storicamente analoghe pandemie non durano oltre i due anni) e alle prese con il gigantesco problema dell’approvvigionamento energetico, ci manca solo di continuare a buttare nello sciacquone i nostri quattrini per un vaccino che, a quanto risulta dai dati, non interessa quasi più a nessuno.

Claudio Romiti, 10 dicembre 2022