Il presidente del Consiglio Mario Draghi, durante la conferenza stampa indetta per fare il punto della situazione del piano vaccinale, ha censurato i furbetti della fiala che si sono procurati la dose “frodando” la fila e, così, manomettendo l’ordine delle priorità. Gli imbucati del vaccino che si fanno somministrare la dose, pur non rispettando i criteri selettivi per entrare nella lista degli invitati, compiono un’azione moralmente deprecabile.
Tuttavia, la responsabilità di tale stortura va suddivisa con chi ha la gestione del piano vaccinale e con chi ne è esecutore, sia perché occorrerebbe indicare in modo perentorio la cogenza delle priorità sia perché la struttura che inocula il vaccino dovrebbe vigilare sulla corrispondenza fra la lista delle precedenze e gli eventuali infiltrati.
Se le regole sono sfumate, tanto da agevolarne la furbesca elusione, occorre rimodularle per evitare che siano plasmabili dal marpione di turno. Se la priorità, riconosciuta come evidenza lapalissiana, è somministrare il vaccino anti-Covid agli over 80, essendo la fascia di età con la più alta percentuale di letalità al virus, mi adopero per immettere la classe anagrafica più fragile anche nella lista dei “riservisti“. In questi giorni stanno pullulando inchieste sui “furbi” che hanno sottratto la dose a chi ne aveva diritto ed è giusto che si proceda all’accertamento delle responsabilità, perché chi ha scavalcato la fila ha esposto il “depredato” al rischio fatale con conseguenze penalizzanti sul sistema complessivo: sia dal punto di vista sanitario che economico.
L’anziano che si infetta ha più probabilità di essere ricoverato e di confluire nelle statistiche sulla mortalità per Covid, dunque rinviando la sua immunizzazione non si attenua la pressione sulle strutture ospedaliere con l’effetto di mantenere ad un livello di allarme l’emergenza che si riverbera, negativamente, sul programma delle aperture.
Che ci sia confusione in materia è riscontrabile dalle parole di Draghi che ha additato gli psicologi di comportamento inopportuno: «Queste platee di operatori sanitari che si allargano, gli psicologi di 35 anni. Con che coscienza un giovane si fa vaccinare e salta la lista sapendo che lascia esposto una persona che ha più di 65 anni o una persona fragile?».
Ma l’ex banchiere centrale ha dimenticato che un suo decreto legge, il n. 44 dell’1° aprile, ha introdotto l’obbligo della vaccinazione per la categoria oggetto di pubblico ludibrio. Imporre per legge la somministrazione della dose agli psicologi per poi contestarne l’applicazione è stata una gaffe sintomatica di una disarticolazione. Evitiamo che alla pandemia segua il pandemonio.
Andrea Amata, 10 aprile 2021