Non è mio costume utilizzare toni eccessivamente enfatici, tuttavia dopo le ultime dichiarazioni di Roberto Speranza su mascherine e vaccini, a cui ha fatto eco il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, il quale ha sostenuto l’esigenza di un vaccino annuale per tutti – o in subordine per gli over 50 -, mi sembra di poter affermare che siamo in presenza di uno strisciante, prolungato attacco alla democrazia liberale. Un attacco che vede da tempo spontaneamente coalizzati alcuni precisi settori della società i quali, come ho già avuto modo di sottolineare su queste pagine, stanno raccogliendo consensi, onori e quattrini sulla base di un diffuso terrore virale sempre più ingiustificato.
Da questo punto di vista, le affermazioni del ministro della Salute, rilasciate al direttore del “Corriere della Sera”, l’evanescente Luciano Fontana, non lasciano spazio a molti dubbi circa le sue sinistre intenzioni per il nostro futuro prossimo. “Le mascherine al chiuso restano un presidio fondamentale – ha sentenziato Speranza, incurante del fatto che siamo rimasti soli in Europa con una tale misura – e lo saranno almeno fino alla fine di aprile”, riservandosi di valutare coi suoi tecnici da operetta di prolungarne l’obbligo anche dopo questa scadenza.
E a sostegno delle sue deliberazioni vi è sempre il presupposto truffaldino dei contagi, utilizzati come una clava politica fin dall’inizio della pandemia. Egli, infatti, ritiene ancora essenziale la mascherina perché “in questo momento abbiamo una incidenza di 800 casi ogni 100.000 abitanti, quindi – sottolinea – proprio sulla base della curva epidemiologica valuteremo insieme agli scienziati la decisione da prendere sulle mascherine.”
Idem con patate sui vaccini, che insieme alle mascherine e il green pass rappresentano da tempo uno strumento di controllo sociale di natura sanitaria. Pur dichiarando che attualmente l’età media di chi perde la vita per il Covid-19 (o con il Covid-19?) è di 83 anni, Speranza sferra un poderoso calcio alla lattina, sostenendo in merito alla famigerata quarta dose che “in autunno si capirà se la campagna andrà allargata anche ai più giovani”, riservandosi di valutarlo anche in questo caso “insieme agli scienziati e alla luce delle più recenti ricerche.”