Esteri

Vaccini, la Corea del Sud risarcisce i danneggiati

© ronniechua, Maksim Goncharenok e kstudio tramite Canva.com

Come riportato in un lungo articolo dal The Korea Herald, il governo di uno dei più avanzati Paesi asiatici ha deciso di aumentare il livello dei già cospicui fondi stanziati per risarcire le famiglie di coloro che sono morti a seguito delle vaccinazioni contro il Covid-19. Tutto ciò, è molto importante sottolineare, indipendentemente dal fatto che la vaccinazione stessa sia stata confermata come la causa della morte.

In soldoni, da settembre, le famiglie interessate avranno diritto a ricevere fino a 30 milioni di won (22.500 dollari) di indennizzo se un membro della famiglia muore entro 90 giorni dalla ricezione del vaccino Covid-19, anche se la causa della morte non può essere identificata con una autopsia. Dal luglio 2022 sono stati dati 10 milioni di won quando il decesso sia avvenuto entro 42 giorni dalla ricezione dell’iniezione. Le famiglie ora possono ricevere fino a 20 milioni di won anche se non vengono effettuate le autopsie.

Ora, al di là di tutta una serie di ulteriori dettagli della misura, che tende ad allargare la platea dei soggetti da risarcire, occorre precisare che la Corea del Sud nel luglio 2022 ha iniziato a distribuire risarcimenti a coloro che sono morti dopo la vaccinazione la cui causa di morte non era identificabile, in linea con l’impegno della campagna elettorale del presidente Yoon Suk Yeol, inaugurata nel maggio 2022.

Si tratta di un passaggio politicamente molto importante, il quale richiama ancora una volta il tema di una rivisitazione retrospettiva di ciò che è stato imposto da molte democrazie ai loro ignari cittadini, tra cui l’obbligo vaccinale per una malattia che ha sempre colpito in modo serio la ristretta fascia dei cosiddetti immunodepressi. In pratica, riconoscendo l’indennizzo anche ai decessi per cause non determinate, viene inferto un altro colpo alla imperativa necessità di una vaccinazione di massa, realizzata peraltro con sieri sperimentali, senza precedenti nella storia.

Assai significative, da questo punto di vista le motivazioni dell’amministrazione di Seul, espresse attraverso l’intervento del deputato Park Dae-chul, membro del People Power Party all’Assemblea nazionale: “La Corea è riuscita a raggiungere un tasso di vaccinazione più elevato rispetto al resto del mondo perché la gente si fidava dello Stato e andava a farsi vaccinare. A questo proposito – ha aggiunto il parlamentare – è responsabilità dello Stato affrontare il punto cieco nell’aiutare coloro che sono rimasti vittime della politica di vaccinazione”.

Fiducia che, mentre in Corea del Sud è stata in qualche modo “incentivata” dal principio dell’obbligatorietà, in Italia si è ritenuto di irrobustirla ulteriormente – la medesima fiducia – attraverso l’orrendo ricatto di un lasciapassare sanitario, alias green pass. Comunque sia, il caso in oggetto mette ancora una volta in risalto il pasticcio che si è determinato, soprattutto nel mondo avanzato, durante la dissennata e costosissima corsa ai vaccini. Una corsa contro il tempo che, presentata come decisiva per evitare l’estinzione del genere umano, ha creato una colossale valanga di interessi politici e professionali, i cui enormi danni collaterali sono lungi dall’essere stati assorbiti dalle varie collettività nazionali.

Claudio Romiti, 14 settembre 2023