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Vaccini: l’Italia primeggia, ma gridano ai no vax - Seconda parte

Non si riesce a far passare un messaggio molto semplice: si può anche scegliere, senza particolare entusiasmo, per il vaccino (che sarà senz’altro utile ma non scevro di potenziali complicazioni), restando nel contempo contrari a vessazioni, a obblighi piovuti dall’alto e che non si giustificano né in senso democratico, né profilattico. Ha scritto uno su Twitter: “Non è che sono novax, è che mi sono rotto i coglioni delle proibizioni, dopo diciotto mesi non ne posso più”. Sta tutto qui, non è che servano analisi sofisticate. L’uomo comune, bombardato da messaggi contraddittori, non si fida più di nessuno, in nessun senso, sa solo che, comunque vada, comunque si adegui, è destinato ad un controllo sempre più asfissiante. Glielo dicono i parlamentari, glielo ripete Draghi, glielo ribadiscono i santini come Liliana Segre, glielo martellano gli artisti e gli intellettuali a sovvenzione, glielo insuffla l’informazione di regime, i telegiornali, le testate organiche, i costituzionalisti di servizio che fanno i salti mortali per coniugare misure anticostituzionali e dettato costituzionale.

Certo la gente ha pure le sue responsabilità se si divide su false scelte, se si disprezza tra chi si vaccina e chi no. Divide et impera! Tornano le zone a colori, si ricomincia a parlare di scuola a distanza a settembre, qualche località sarda reintroduce le mascherine pure in spiaggia e se uno obietta che non ha senso, che non è giusto, gli dicono che deve morire come un sorcio e deve pure pagare per il disturbo.

Max Del Papa, 27 luglio 2021

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