Vaccino mRna contro i tumori? Occhio a cercare l’elisir di lunga vita

L’annuncio di Moderna: “Entro il 2030 avremo vaccini contro cancro e infarto”. Ma è la strada giusta?

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Oramai siamo all’apoteosi dei vaccini in senso generale. In un lungo articolo pubblicato su la Repubblica, viene presentato con grande enfasi il seguente annuncio di Moderna: “Entro il 2030 potremmo avere il vaccino contro le malattie che sono la principale causa di morte”, come i tumori o l’infarto. “Tutto merito dell’mRna, già risolutivo contro Covid“. Quindi già dalla premessa, con la quale si suggerisce ancora una volta la balla di vaccini che avrebbero salvato la specie umana dall’estinzione, ci aspettiamo un resoconto encomiastico di una sperimentazione ancora molto in alto mare e dai risvolti etico-sociali piuttosto discutibili, se non altro per come viene proposta la questione. Ma procediamo con ordine.

Come funziona il vaccino contro i tumori

Nel pezzo viene spiegato che “la tecnologia basata sul RNA messaggero – nata proprio nell’ambito della ricerca di un vaccino contro il cancro – ha avuto un’accelerazione incredibile: c’è chi ritiene (bontà sua) che in un anno e mezzo si siano compressi i progressi di 15 anni. Diciamo subito che parliamo di vaccini terapeutici (non preventivi, quindi), ma che funzionano con la stessa filosofia e con i medesimi meccanismi: insegnano cioè al sistema immunitario a riconoscere il ‘nemico’, che sia un virus, un batterio, una cellula tumorale già presente o molecole alla base di altre patologie. Vaccini non “universali”, ma personalizzati, realizzati su “misura”.

Ora, in merito all’applicazione di questa sorta di elisir di lunga vita, questo in due parole il loro funzionamento: “Tramite biopsie e grazie a un algoritmo si identificano le mutazioni delle cellule tumorali che non sono presenti in quelle sane e che fanno da driver, cioè guidano lo sviluppo del tumore e che possono attivare il sistema immunitario; l’informazione serve a sintetizzare, in laboratorio, l’Rna messaggero (mRna) con le istruzioni per innescare la risposta immunitaria; una volta iniettato, infatti, l’mRNA viene tradotto in parti di proteine identiche (antigeni) a quelle che si trovano sulle cellule tumorali”. “Le dichiarazioni di Moderna – commenta con tono quasi apologetico l’autrice dell’articolo – ci dicono che siamo davvero vicini a portare nella pratica clinica tutto questo”.

L’ansia dell’eterna giovinezza

D’altro canto, penserà il lettore medio di Repubblica, dopo essersi bevute tutte le pozioni tossiche del giornale unico del virus, se in pochi mesi sono riusciti a realizzare un vaccino che ha debellato la più grave malattia dai tempi dei Noè, diluvio compreso, cosa volete che sia la creazione di un analogo ritrovato in grado di sconfiggere qualunque patologia? È solo questione di tempo. Ma la strada per ottenere l’eterna giovinezza è oramai tracciata dai buoni samaritani che guidano le multinazionali del farmaco.

Ora, battute a parte, da semplice osservatore che segue sin dall’inizio l’opaca vicenda del vaccini a mRna, vi sono almeno due osservazioni da fare. In primis, partendo dal presupposto, basato su una montagna di dati avversi, che i citati vaccini, alias terapie geniche, hanno mostrato molte crepe, ad esser buoni, l’idea che essi possano essere estesi a tuta una serie di gravi patologia non mi suscita un particolare entusiasmo.

Inoltre, ed è questo a mio avviso l’elemento socialmente e culturalmente più critico, per come questi ultimi vengono presentati (ricordiamo a tale proposito una lunga ed entusiastica perorazione a riguardo espressa dal “sommo” Roberto Burioni nel salotto Rai di Fabio Fazio), si rischia di incentivare ulteriormente quelle classiche cattive abitudini, legate essenzialmente allo stile di vita, le quali sono alla base di gran parte delle patologie che codesti vaccini sperimentali si propongono di curare.

Vaccino, tumori e l’elisir di lunga vita

In questo modo, prospettando il paradigma di un rimedio farmacologico per ogni cosa, si incentiva ulteriormente la sedentarietà, la pessima alimentazione e l’uso e l’abuso di tutte quelle sostanze che predispongono alle malattie più gravi.

Tant’è che, proprio in base a ciò che è accaduto durante l’ora più buia della pandemia, il primo e fondamentale presidio che ha consentito alla nostra società invecchiata di superare agevolmente una patologia enormemente sopravvalutata non è stato affatto quello dei vaccini, dei quali gli immunocompetenti potevano benissimo fare a meno, bensì l’efficacia del sistema immunitario delle persone in buona salute, così come è sempre avvenuto da alcuni millenni a questa parte.

Quindi, ben venga la sperimentazione di farmaci che siano in grado di intervenire in situazione di estrema gravità, senza però disconoscere l’importanza prioritaria di un corretto stile di vita nella prevenzione delle patologie più diffuse. D’altro canto, come dice il saggio, il principio del “mens sana in corpore sano” non sembra molto in linea con gli interessi aziendali di Moderna e compagnia cantante. Buoni samaritani si, ma fino ad un certo punto.

Claudio Romiti, 11 aprile 2023

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