di Paolo Becchi e Giulio Tarro
I nodi stanno venendo al pettine. Morti improvvise soprattutto tra giovani e adulti nel pieno della loro crescita. Ma questi sono solo i danni visibili. Ci sono anche quelli invisibili e che lo diventeranno nel corso degli anni. Ecco, quindi, quanto ci risulta da alcune ricerche scientifiche.
Si tratta di vaccini che sono stati preparati in maniera del tutto nuova e avrebbero avuto bisogno di un maggiore approfondimento, soprattutto (ma non solo) in relazione alle malattie autoimmuni che si possono verificare nel lungo periodo. È stato infatti ora dimostrato che l’Rna può andare ad influenzare il nostro Dna. Uno studio pubblicato su “Nature” e su altre numerose riviste scientifiche (Mart M. Lamers & Bart L. Haagmans. SARS-CoV-2 pathogenesis. Nature Reviews Microbiology volume 20, pages 270–284, 2022; Liu J, Wang J, Xu J et al. Comprehensive investigations revealed consistent pathophysiological alterations after vaccinationwith COVID-19 vaccines. Cell Discovery 202 ) ha esaminato i profili di alcuni volontari sani dopo la vaccinazione ed è emerso che nei soggetti vaccinati erano presenti alterazioni consistenti nell’emoglobina, livelli sierici di sodio e potassio, profili di coagulazione e funzioni renali alterate. Lo studio ha inoltre rivelato alterazioni drammatiche nell’espressione genica di quasi tutte le cellule immunitarie.
Qui di seguito una sintesi: “In questo studio sono stati arruolati un totale di 11 volontari adulti sani di entrambi i sessi, di età compresa tra 24 e 47 anni. I volontari sono stati divisi in due coorti; cinque partecipanti (coorte A) sono stati vaccinati con una dose intera (4 µg) di vaccino SARS-CoV-2 inattivato (Vero Cell) nei giorni 1 e 14 e sei partecipanti (coorte B) hanno ricevuto una dose intera del vaccino nei giorni 1 e 28. Qui, riportiamo, oltre alla generazione di anticorpi neutralizzanti, alterazioni consistenti nell’emoglobina A1c, livelli sierici di sodio e potassio, profili di coagulazione e funzioni renali in volontari sani dopo la vaccinazione con un vaccino SARS-CoV-2 inattivato; scRNA-seq ha rivelato alterazioni drammatiche nell’espressione genica di quasi tutte le cellule immunitarie dopo la vaccinazione. Complessivamente, il nostro studio raccomanda ulteriore cautela quando si vaccinano persone con condizioni cliniche preesistenti, inclusi diabete, squilibri elettrolitici, disfunzione renale e disturbi della coagulazione”.
Un vaccino a Rna messaggero può alterare il Dna cellulare trascrivendo le sequenze virali integrate nel genoma mediante una trascrittasi inversa delle cellule o una trascrittasi inversa di un HIV, e queste sequenze di Dna possono essere integrate nel genoma cellulare e la loro espressione è stata indotta con una infezione da Covid-19 o da una esposizione alla citochine nelle culture cellulari, suggerendo un meccanismo molecolare per un retro-integrazione di Covid-19 nei pazienti (Zhang L, Alexsia R, Khalil A et al 2020. SARS-CoV-2 RNA reverse-transcribed and integrated into the human genome, BioRXiv, nrd).
Gli autori dell’Università di Boston (Usa) hanno dimostrato perché alcune persone erano sempre positive anche dopo 3 o 4 settimane. E loro lo hanno spiegato sulla base di quanto segue. I frammenti di Rna possono persistere anche nella cavità nasale per settimane dopo che l’infezione è già stata debellata. Questo significa che fenomeni di reattività crociata di positività verso coronavirus “benigni” della stessa famiglia del Covid-19 possono essere presenti oppure il rinvenimento di un virus non più attivo (Studio del 17 febbraio 2021 su The Lancet “Clarifying the evidence on SARS-Cov2 antigen rapid tests in public health response to COVID-19”). Infine, la possibilità che l’informazione genetica del vaccino a RNA messaggero fornisca risultati di positività non più reali.
Una genetista francese che da tempo si occupa dell’Rna, la dottoressa Alexandra Henrion-Caude, la quale dirige in Francia un Istituto di ricerca genetica, dove ha sostituito Luc Montagnier, ha manifestato dubbi analoghi. La produzione di proteine è regolata da alcuni interruttori, l’epigenoma, che dicono alle cellule di leggere le informazioni contenute nel gene. Questi interruttori accendendosi e spegnendosi agiscono sulla metilazione. La stessa cosa può succedere nel nostro organismo anche quando vi introduciamo la molecola Rna messaggero. Ora, elevati livelli di metilazione producono una inattivazione, un “silenziamento”, di quei geni oncosoppressori che ci proteggono dai tumori. Anche di questo bisognerebbe tener conto.
Come riporta anche il Dottor Robert Malone, inventore della tecnologia a mRNA, l’incidenza di malattie e lesioni dal 2020 al 2021 ha riportato dati drammatici: infarti miocarditici acuti +343%, tumori neuroendocrini +276%, neoplasie maligne organi digestivi +477%, neoplasie cancro al seno 469%, sindrome Guillian-Barrè +520%, mielite trasversa acuta +494%, rabdomiolisi +672%, sclerosi multipla +614%, ipertensione +2130%, malattie del sangue +204%, infarti cerebrali +294%. Sul sito americano Vaers (Vaccine Adverse Event Reporting System), si legge dall’estrapolazione dei dati come i preparati vaccinali Covid-19 rappresentino il 50% di tutte le segnalazioni di decesso in 30 anni di esistenza del database; valori ricavati dopo solo 9 mesi circa dal loro utilizzo nella popolazione.
Tutti queste ricerche, e altre se ne potrebbero citare, dovrebbero spingere a riflettere su quarte o quinte dosi.