Siete pronti? I virologi si scaldano, l’Oms fa riunioni di emergenza, in giro è tutto un iniziare a gettare benzina sul fuoco della paura per il vaiolo delle scimmie. Per carità: così come per tutti i virus di questo mondo, dall’Hiv al Covid, ci vuole sempre prudenza. Sarebbe da stolti andare incontro a una pandemia volontariamente. Però in queste ore col vaiolo stiamo ripercorrendo le stesse identiche tappe del coronavirus. E la cosa fa preoccupare.
Non solo i Pregliasco di turno si sono già lanciati a suggerimenti su come fare sesso sicuro (non solo protezioni, anche selezioni del partner). Non solo Joe Biden per tranquillizzare l’Universo ha detto che il vaiolo delle scimmie “è una cosa per cui tutto il mondo dovrebbe preoccuparsi”. Non solo gli Usa stanno già “lavorando per vedere quale vaccino si può usare”. Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta pure già mettendo le mani avanti, decretando come “valide” le “misure preventive adottate per la Covid-19”. E se tanto ci dà tanto, qui si comincia già a sentire aria di restrizioni.
Questa notte l’Oms si è riunita d’urgenza per valutare la diffusione del vaiolo. Ormai i contagi si contano in diversi Paesi europei e mondiali, con cluster particolarmente diffusi soprattutto in Spagna. I casi italiani sono trattati dallo Spallanzani. Il resto sono stati registrati in Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Olanda, Portogallo, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. “I casi segnalati finora non hanno stabilito collegamenti di viaggio con un’area endemica – si legge – Sulla base delle informazioni attualmente disponibili, i casi sono stati identificati principalmente, ma non esclusivamente, tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini”.
Benché per ora i sintomi e il decorso sembrino non destare preoccupazioni particolari (non ci sono decessi registrati), per l’Oms “l’identificazione di casi confermati e sospetti di vaiolo delle scimmie senza alcuna storia di viaggio nelle aree di endemia in più Paesi è atipica”, e “quindi c’è urgente necessità di aumentare la consapevolezza relativa a questa malattia e di praticare una ricerca dei casi, provvedendo ad isolarli e curarli, tracciare i contatti e fornire cure per prevenire ulteriori contagi”.