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Valentina Petrillo, “l’ultracorpo maschile” e le grida delle donne sconfitte dal trans

L’atleta sarà protagonista alle Paralimpiadi di Parigi ed esplodono (giustamente) le polemiche

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I casi di Imane Khelif e Lin Yu-Ting hanno monopolizzato l’attenzione delle Olimpiadi di Parigi 2024, ma le polemiche non mancheranno nemmeno alle Paralimpiadi. E in questo caso sarà protagonista l’Italia: sì, perché sarà Valentina Petrillo – nata sotto il nome di Fabrizio – sarà la prima atleta apertamente transessuale della storia. Originaria di Napoli, la cinquantenne è stata selezionata dal Comitato Italiano Paralimpico per le gare femminili dei 200 e 400 metri (categoria T12) dei Giochi che prenderanno il via il prossimo 28 agosto e i dibattiti sono già aperti.

Valentina Petrillo è ipovedente – all’età di 14 anni le venne diagnosticata la sindrome di Stargardt – e ha sempre fatto parte del movimento paralimpico italiano. Da uomo ha giocato a calcio a 5 per ciechi, poi ha deciso di tentare l’avventura nell’atletica paralimpica conquistando 11 titoli nazionali. Poi, nel 2019, ha intrapreso il percorso di affermazione di genere, per “spostarsi” nella categoria T12 femminile. Il debutto ufficiale risale all’11 settembre 2020, diventando la prima atleta trans a gareggiare in una competizione nazionale per persone con disabilità.

La Petrillo ha raccolto due medaglie di bronzo nei 200 e nei 400 metri ai Mondiali di Parigi 2023. Grande fan di Pietro Mennea, l’atleta transgender ha ricevuto diverse critiche negli ultimi anni, una la principale: quella di essere agevolata dalla struttura fisica maschile, discriminando di fatto le rivali donne. Emblematico quanto accaduto ai Campionati Italiani Master Indoor di Ancona del 2023, dove la Petrillo primeggiò nella categoria F50. Le colleghe non lesinarono attacchi: “Non ci sentiamo alla pari, ci sentiamo discriminate”, la denuncia di Cristina Sanulli, arrivata seconda e “privata” del primato italiano di categoria. Dettaglio messo in risalto da molti addetti ai lavori: con il tempo ottenuto nella competizione femminile, la Petrillo tra i maschi avrebbe raggiunto appena il quattordicesimo posto.

Anche FeministPost, non proprio un covo di sovranisti conservatori, le dedicò un lungo articolo contestando il suo “ultracorpo maschile” capace di sbaragliare tutte le avversarie donna. “Lo spirito sportivo prevede di riconoscere quando ci sono atlete più forti – diceva Agnese Rossi, una delle avversarie ad Ancona – ma la competizione deve avvenire con il rispetto della categoria: con atlete dello stesso sesso, non con chi ha mantenuto corpo da uomo”. Le faceva eco Cristina Sanulli: “Parlo anche a nome della maggior parte delle ragazze che corrono con me: non ci sentiamo alla pari, proprio perché la struttura fisica [di Petrillo] è maschile, e quindi è come correre non alla pari. […] Nonostante il percorso [personale] che ha fatto Valentina sia di tutto rispetto, atleticamente parlando non lo è, e in questo ci sentiamo molto discriminate”.

Certo, non sono mancati i momenti difficili per l’atleta paralimpica: nel 2023 la Petrillo dovette rinunciare ai Campionati del Mondo Master di atletica in Polonia a causa degli insulti e delle minacce arrivate anche online. Ma ovviamente non è venuto meno il vittimismo: “Un atleta uomo, ad Ancona, mi ha accusato di voler vincere facile e mi ha invitato a correre nella sua categoria. A tutte queste persone, faccio presente che io rispetto le regole, non accetto accuse basate sul nulla. Sono vittima di odio di genere, tanto grave quanto la xenofobia verso un atleta che non è considerato italiano perché di colore, come Paola Egonu”, affermò in una intervista al Corriere della Sera.

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Interpellata da Fanpage, invece, ha denunciato la discriminazione dal punto di vista linguistico, ma è un altro il passaggio tutt’altro che condivisibile: a suo avviso non si può dare per scontato che un qualsiasi uomo sia più forte di una qualsiasi donna. Falso e la scienza lo ha dimostrato: per questo motivo esistono le categorie diverse, altrimenti tutti potrebbero gareggiare con tutti, gli uomini con le donne. Ma non sarebbe equo e, nei casi di sport da combattimento, sicuro. Con buona pace dell’inclusività a tutti i costi che sta facendo male all’Occidente. E in generale al buonsenso.

Franco Lodige, 14 agosto 2024

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