Politica

Il libro pezzo per pezzo

Vannacci, l’amico liberista: cosa ne pensa delle tasse

La decima puntata della serie che analizza il testo del “Mondo al contrario”

© ruigsantos tramite Canva.com

In senso economico, il generale Vannacci appartiene alla grande famiglia Porro: è un liberista, un liberista vero. Lo esprime e lo argomenta lungo tutto un capitolo del suo libro, che da un tema fiscale prende proprio il nome: “Le tasse”.

Più tasse e migliori servizi? Una bufala

La prima verità che l’autore si propone di sfatare è che: “Una maggiore tassazione e pressione fiscale sia giusta in quanto sinonimo di maggiori servizi”. A suo pensiero, infatti, i problemi nei servizi pubblici italiani non proverrebbero dalla mancanza di fondi, ma dalla loro errata locazione e dal loro errato sfruttamento. In altre parole, bisognerebbe agire sull’efficienza delle risorse piuttosto che smungere i cittadini per tentare di trarne fuori appena di più. In sostegno della tesi i consueti esempi: “Secondo una recente classifica, tra i paesi più felici al mondo spiccherebbero la Finlandia, l’Islanda, la Svizzera, l’olanda. Tutte nazioni che presentano una pressione fiscale inferiore di quella italiana e sono caratterizzate da servizi sociali ben superiori”. Si può dire… difficilmente confutabile?

In Italia pochi pagano le tasse

La seconda verità popolarmente creduta che il generale affronta è quella per cui l’Italia sarebbe un Paese fiscalmente oppresso. Vannacci corregge il detto affermando che: non l’Italia, ma solo pochi italiani sarebbero in verità schiacciati dal peso delle tasse. I contribuenti da soma nel Belpaese, secondo recenti statistiche, sarebbero in numero ben selezionato. Particolarmente: Il 13% dei contribuenti versa allo Stato circa il 60% dell’Irpef. Il 43% degli italiani è quasi totalmente esente dal pagamento di ogni imposta. Più della metà degli italiani vivono grazie al lavoro della restante minoranza e, in teoria, dovrebbero essere indigenti”.

Tutta una serie di dati che esprimono due ragioni:

1. La redistribuzione della ricchezza è presente, se non eccessiva;

2. quanto è gravissimo è l’evasione, molto diffusa tra tutte le fasce sociali.

L’evasore tipo

L’autore comunica in modo breve e semplice i motivi che inducono gli italiani (abbiamo già scritto: di “tutte le fasce sociali”) a evadere il pagamento delle tasse. L’evasore disegnato da Vannacci agisce poiché: pecca di virtù civica (difetto culturale), crede in un grande senso di impunità (difetto giuridico-amministrativo) e reputa ingiusto il pagamento di certe imposte, perché sarebbero in qualche modo troppo onerose.

Le altre puntate

1.Vi svelo pezzo per pezzo il libro di Vannacci

2.L’ambientalismo secondo il generale Vannacci

3.Ecco come la pensa Vannacci su tasse ed evasori

4.“Cari omosessuali…”, cosa pensa (davvero) di voi il generale Vannacci

5. Chi sono i patrioti secondo il generale Vannacci

Le ultra-tasse sui ricchi: un male assoluto

Il generale guida una potente crociata contro le super-tasse avverse ai super-ricchi. Con l’aiuto dei dati, spiega che i profitti immediati derivanti da queste feroci tassazioni di nicchia sono esigui. E poi aggiunge che, in momenti terzi, possono rivelarsi persino economicamente svantaggiosi, dacché: punire un super-ricco significa convincerlo a investire altrove (o a depositare altrove i propri beni di lusso) e, in definitiva, significa precluderne il proprio valore economico a scapito di tutti.

Ci si sottrae dalla ricchezza, quando la ricchezza si sovra-tassa per motivi propagandistici e non per realpolitik. Facendo una summa: come si dovrebbe agire? Si dovrebbe aumentare il numero di paganti tasse – così da sgravare i veri oppressi dal peso fiscale – e dovrebbero aumentare vigilanza e punizioni contro gli evasori (per lo stesso motivo). In questo modo si creerebbe un circolo virtuoso: meno evasori, più paganti, meno tasse per tutti (e ripeti).

Gabriele Nostro, 26 settembre 2023