Cronaca

Mondo al contrario

Vannacci poteva scrivere quel libro? Cosa dice la legge

Vannacci libro legge

Lui dice di sì: il libro poteva scriverlo. Anzi: in una delle interviste concesse a Mediaset, Roberto Vannacci ha assicurato di non aver violato le norme che prescrivono ai soldati di non parlare del servizio svolto o di rivelare segreti militari. “La libertà di parola è garantita dalla Costituzione – ribadisce – E io nel libro tratto di questioni di dominio pubblico”. Già, però l’Esercito a poche ore dagli articoli di stampa sul Mondo al contrario lo ha sollevato dall’incarico che ricopriva a Firenze, il ministro della Difesa ne ha bollato le tesi come “farneticazioni” che fanno male alle Forze Armate e da tre giorni non si parla di altro. Quindi il dubbio sorge: ma quel libro, poteva scriverlo oppure no?

Dal punto di vista giuridico, tutto sarà da chiarire di fronte ad un giudice terzo. Come logico che sia. Il generale Vannacci assicura di non aver ancora ricevuto alcun “provvedimento disciplinare”, ma solo di una “inchiesta sommaria”, e anche il ministro Crosetto fa sapere che l’avvicendamento serve solo a permettere ai vertici dell’Esercito di “accertare i fatti ed ascoltare tutti gli interessati”. Così, mentre la sinistra chiede di cacciare l’ufficiale, mentre il ministro Matteo Salvini si schiera con il generale, mentre i commentatori si interrogano sul da farsi, bisognerà attendere del tempo per capire se la Difesa punirà davvero Vannacci. O meglio se il soldato, che ha comandato la Folgore in non pochi teatri di guerra, ha violato le regole oppure no.

Nell’attesa a chiarire il quadro ci ha pensato Salvatore Sfrecola, ex presidente di sezione della Corte dei Conti e ora in pensione e presidente dell’Associazione nazionale magistrati e avvocati dello Stato in pensione. “Dal punto di vista ordinamentale la libertà di manifestazione del pensiero è coperta da una norma del Codice dell’ordinamento militare, conforme all’articolo 21 della Costituzione”, spiega l’ex magistrato intervistato dall’Adnkronos. “Il minimo che si può dire è che dalle parti di via XX settembre, ed anche nello staff del ministro (della Difesa ndr), il Codice dell’ordinamento militare è ignorato o, quanto meno, hanno saltato l’articolo 1472 (Libertà di manifestazione del pensiero) secondo il quale ‘i militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare o di servizio per i quali deve essere ottenuta l’autorizzazione'”. Nell’articolo si legge inoltre che “resta fermo il divieto di propaganda politica“.

In sintesi, secondo Sfrecola, se nel testo non sono trattate questioni “di interesse militare” o che riguardano “il servizio” svolto, allora i soldati sono liberissimi di esporre le proprie opinioni. Anche se non piacciono a una parte degli ascoltatori o a un pezzo di politica. Resta da capire, ovviamente, se i temi affrontati da Vannacci possano essere considerati una “propaganda politica”, anche se il militare ha rifiutato convintamente le proposte di candidatura arrivate da più parti. E qui siamo nel campo militare. Se poi il generale nel suo libro ha diffamato qualcuno, incitato all’odio o alla discriminazione, cosa che lui rigetta con sdegno, a preoccuparsene sarà in caso la magistratura ordinaria come per tutti i normali cittadini senza divisa. “Il tema – conclude Sfrecola – non è commentare le singole espressioni, ma il diritto di un cittadino italiano di manifestare il proprio pensiero con un coraggio che indubbiamente gli va riconosciuto per essere palesemente consapevole che scriveva di temi coperti dal politically correct per cui avrebbe ricevuto critiche feroci”.

Franco Lodige, 21 agosto 2023