Il pezzo del prof. Gaetano Azzariti su Repubblica di oggi ha dello straordianrio. Il costituzionalista infatti ci dice che abbiamo perso la Costituzione del ’48 per via della riforma del premierato che peraltro i suoi amici di sinistra volevano nel passato. Il punto è che questi intellettuali sono rimasti nella cliptoteca delle Costituzioni e vorrebbero che i governi non contassero niente, ma questa Italia paralizzata grazie al cielo non c’è più da un po’ di anni.
Capisci poi di cosa stiamo parlando quando leggi che secondo Azzariti perdiamo la Costituzione del ’48 per via dell’abolizione dei senatori a vita. Ve lo dico subito, per me abolirli è una grossa cavolata anche da un punto di vista tattico visto che questo Parlamento di destra verosimilmente eleggerà un suo Presidente della Repubblica. Avrebbero avuto finalmente la possibilità di premiare qualcuno dei loro come ha sempre fatto la sinistra, ma vogliono abolire i senatori a vita.
Ritorniamo all’intervista di Azzariti perché merita. Sentite cos’ha scritto: “L’abolizione dei senatori a vita dimostra quanto siano incolti i nostri politici”. E qui cade l’asino. È il motivo per cui ogni volta che vado a cena a Milano dico di aver votato Vannacci, non perché sia vero (faccio un mestiere per il quale è meglio tenere riservati i propri sentimenti) ma per il gusto di vedere le loro facce quando lo dico. Ormai dire “ho votato Vannacci” è come bestemmiare in chiesa. Adesso la Meloni è passata di moda, nessuno si scandalizza più, neanche i radical chic. Che poi, a pensarci bene, il termine “radical chic” è definitivamente abusato: questi non sono né ricchi né chic, sono solo radical.
Insomma, questi professori che ci spiegano che la destra è incolta perché vuole l’abolizione del senatore a vita è una roba che mi fa impazzire.
Nicola Porro, dalla Zuppa di Porro del 19 giugno 2024
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