Vannacci? Una sveglia per gli intellettuali di destra

Il libro del generale elabora una visione della realtà corrispondente al sentimento generale che ha mosso le coscienze anche a destra

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Sul caso Vannacci se ne sono dette tante in queste settimane. Ed altre probabilmente se ne diranno ancora perché, a quanto sembra, il coriaceo generale non ha intenzione di mollare la presa ed ha già messo in cantiere per questo autunno presentazioni e convegni in mezza Italia (a iniziare da quello sulla libertà di espressione che lo vedrà protagonista il 14 settembre a Roma ospite di Nazione Futura).

L’unico dato sicuro, finora, è lo straordinario successo di mercato de Il mondo al contrario, il quale è per buona parte riconducibile al più banale dei motivi: il mercato. Pur non avendo una impostazione scientifica e pur usando termini rudi e non sempre condivisibili, pur essendo sgrammaticato e visibilmente senza un editing finale, il libro elabora una visione della realtà corrispondente al sentimento generale di una parte non irrilevante, anzi probabilmente maggioritaria, della popolazione italiana. La domanda che allora sorge spontanea è questa: non sarebbe toccato a degli uomini di cultura svolgere da par loro il compito che si è assunto il generale?

Si parla tanto a destra di “egemonia culturale”, ma quella costruita a suo tempo dai marxisti si basava proprio su una saldatura stretta fra le dee elaborate in sede scientifica da fior fiore di professori e il sentimento popolare, con il Partito come soggetto mediatore. Perché è dovuto sbucare dal nulla un militare, il cui ruolo e la cui postura dovrebbero essere ben altri, per riempire lo spazio vuoto lasciato da intellettuali probabilmente non all’altezza del loro compito? Nessuno sogna ovviamente il ritorno dell’ epoca dell’ “intellettuale organico” e del Partito e del Sindacato come “cinghia di trasmissione”. E tutti ben sappiamo che sono ancora pochi gli uomini di cultura che hanno il coraggio di schierarsi apertamente a destra.

Ma che sulla critica alle degenerazioni della cultura woke e del politicamente corretto si sia venuto a delineare in questi anni un abbozzo di visione complessiva della società alternativa a quella progressista dominante, nessuno può negarlo. Un quadro fatto di tanti tasselli che toccherebbe invece agli uomini di cultura organizzare in “sistema” e argomentare con idee forti. È come se invece da questo lato tutto tacesse. E gli stessi intellettuali di destra avessero in prima istanza, come non pochi politici, l’esigenza, in questo momento,  di compiacere e farsi riconoscere e accreditare nei circoli che contano, quasi tutti e solo di sinistra.

È a loro, non ad altri, che a mio avviso il caso Vannacci parla. Ed è a loro che, pur senza volerlo, egli ha suonato non il Silenzio ma la Sveglia militare.

Corrado Ocone, 7 settembre 2023

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