Le proteste a Cuba contro il regime comunista devono riportare la nostra attenzione non soltanto su quel piccolo paese, che ha avuto però un impatto molto significativo nel secondo Novecento, ma su tutta l’America Latina e sulla sua condizione storico-politica.
Sogno e realtà dell’America Latina (Liberilibri) è un breve saggio del premio Nobel peruviano Mario Vargas Llosa che riesce ad offrire al lettore un punto di vista privilegiato e inedito sul continente latinoamericano, a sfatare miti metropolitani, scalzare pregiudizi e spazzare via gli innumerevoli stereotipi che sui quei Paesi e quelle popolazioni circolano da secoli in Occidente. Il saggio, più di ogni altra cosa, mette in evidenza come gli europei abbiano visto quell’area del mondo come una terra in cui proiettare nel corso dei secoli, come scrive Carlo Nordio nella sua introduzione, “i segni dell’immaginazione, della religione e della mitologia, cosicché ciò che in Europa era irreale si trasformava in quel Continente in realtà quotidiana. […] Questa proiezione di aspettative frustrate non si è dissolta nell’inerzia della rassegnazione, ma si è invece convertita in teorie politiche, che hanno individuato nell’America Latina la fucina operosa della rivoluzione proletaria, di cui l’esperienza cubana sarebbe stata l’archetipo e l’esempio da seguire.”
La tendenza europea a proiettare sull’America Latina i sogni dell’immaginazione nasce già con i conquistadores: suggestionati da storie fantastiche tramandate per generazioni, avventurieri e colonizzatori si lanciarono alla ricerca di ricchezze, figure mitologiche e città leggendarie. In tempi più recenti, gli europei hanno addirittura esaltato le utopie dittatoriali, come quella cubana di Fidel Castro, che spesso nella propria patria non avrebbero sostenuto, proprio perché vedevano l’America Latina come una realtà fittizia in cui riversare le loro utopie politiche fallite. Purtroppo, gli stessi latinoamericani hanno iniziato ad adeguarsi a quell’immagine presentata dai media internazionali e dagli intellettuali progressisti occidentali, finendo per creare una realtà in accordo con quei miti importati. Scrive ancora Nordio nell’introduzione “questo saggio costituisce uno spietato atto d’accusa contro le scriteriate utopie di quegli intellettuali di sinistra che, delusi nelle loro fallite palingenesi, si sono rifugiati nell’immaginazione di culture esotiche e primitive del tutto estranee alla realtà del Continente”.