Il “ribelle” appiattito contro i no vax
Lancio n. 3. ‘Credo nella scienza, se ho mal di testa prendo un antidolorifico non parlo col santone. Il no vax pensa che ci sia un complotto perché tutto deve avere un motivo, non riesce ad accettare che sia un caso ma pensa ci sia dietro qualcosa. Provi a parlarci ma non puoi convincerlo, lui è convinto di quello e ha bisogno di crederlo perché la sua testa è così”. Lo ha detto Vasco Rossi durante una conferenza stampa a Milano per presentare il nuovo album ‘Siamo qui’, in uscita il 12 novembre. “Per questo mi dissocio da quello che dice Red Ronnie ultimamente – ha proseguito il rocker – quando va a parlare come opinionista tratta di argomenti che non conosce. Una volta ha detto che i testi dei rapper sono violenti e istigano i ragazzini alla violenza. Mi ricorda quando Salvalaggio diceva che io ero responsabile dei giovani che si drogavano perché cantavo ‘Coca Cola’ ma io raccontavo i giovani di quel tempo”.
Veramente, Vasco usava pigliare altra roba, almeno se c’è da credere alle sue tante canzoni sul fegato spappolato e variazioni sul tema. Dai, su, che ci hai costruito una carriera e una mitologia, “noi siamo quelli che poi muoiono presto”. Dopodiché, la folgorazione sulla via del vaccino, del buon senso a cachet (inteso come analgesico), “vivere o niente”. La trasgressione stagionale, ma no, ma quale sfasciarsi la vita per pulsioni esistenziali, se ci avete creduto avevate capito male, io rappresentavo un passaggio sociale. ‘Ndemm, Vasco, che così son buoni tutti. Tutti complottisti! Anche Red Ronnie, al quale si dà l’intervista promozionale però dissociandosi dalle sue escandescenze novax. Sì, il Ronnie sarà pure un esaltato, però per carità lasciamo perdere “gli argomenti che non conosce”: rocker, cura te stesso. Il novax è un matto incurabile, “la sua testa è così, lui pensa ci sia dietro qualcosa… Sì, molti novax sono effettivamente dei fanatici: ma vale anche per gli scettici, i dubbiosi o i semplici intolleranti al greenpass, per quanto vaccinati? E comunque, credere solo “alla scienza”, per dire alle verità del potere, è assai poco rock. È conformista. È da irregimentati. E questo un rocker, vero o sedicente, non lo può proprio sostenere.
Il complottismo, facciamola semplicissima così tutti capiscono, è una cosa, la dietrologia un’altra: significa andare dietro, ossia oltre, le versioni ufficiali, e senza qualche matto che si prenda la briga non se ne esce; non si scoprono gli altarini sul terrorismo, sullo stragismo, sulle guerre sporche, sugli affari torbidi, su tutte le cose che non piacciono neanche ai rocker populisti. Si chiama giornalismo, per grazia d’Iddio e disgrazia di Rossi c’è ancora qualcuno ostinato nel praticarlo: e così si scoprono certe porcate sui respiratori ammuffiti, sui banchi a rotelle tossici, sulle mascherine di polvere, sui milioni ballerini, sui carrierismi deprimenti, sul regime cinese che ispira quello italiano rendendoci un esperimento geopolitico, sulla corruzione istituzionale, sui conflitti d’interesse in seno all’Aifa, sul livello pessimo degli scienziati del CTS, sulle loro vanità, sui loro affarucci televisivi, sui concorsi truccati, sulle faide interne, sui lockdown in funzione del mantenimento del potere, sul terrorismo sanitario che serve al potere per blindarsi e non affrontare l’emergenza povertà, sulla follia di una carta verde che paralizza un Paese inutilmente, unico caso al mondo, sugli errori, se poi furono errori, sulla prima immediata fase di emergenza, costati centotrentamila cadaveri male diagnosticati e peggio curati, sulla tachipirina e vigile morte, sul bisogno di spaventare la gente, sullo sconcio lucro dei tamponi a 15 euro, anche questo unico caso al mondo, sul traffico di vaccini, sui vaccini falsi, sui soloni passati dal prendere per il culo chi temeva il virus a desiderare morto chi non lo teme, sulla paralisi burocratica, sulla distruzione dei servizi socioassistenziali, sulla Caporetto della scuola, della sanità extracovid, dei trasporti, e potremmo continuare per pagine. Ah, se solo ci fosse un rocker, vero, capace di fare un disco su tutta questa merda. Ma il nostro BlasKom preferisce rispolverare il solito vecchio Salvalaggio, pace all’anima sua, che 40 anni fa gli dava del balordo: e allora? La furbata della coca-cola “per descrivere i giovani”, poi, davvero non si può sentire: no, tu, caro Vasko, giocavi ad evocare la coca-coca, perché allora andava così, perché era il tuo modo, legittimo, rock, di emergere, e forse allora eri davvero coerente col tuo personaggio. Ma certe scuse alla panna, guarda, mollale, che ti rendono meno credibile oggi di allora. Ti rendono patetico.