Con la vicenda del Palazzo di Londra volano di nuovo i corvi in Vaticano e uno tsunami sta per arrivare. Una sorta di Vatileaks 3 con l’aiuto di una gola profonda. Sta destando, infatti, scalpore nei Sacri Palazzi, la vicenda di Gianluigi Torzi, recluso in Vaticano dal 5 giugno scorso. Dopo essere partito da Londra, dove ha lasciato moglie e figli, si è messo a disposizione delle autorità vaticane per collaborare al chiarimento della sua posizione nella vicenda relativa all’acquisto del palazzo – ormai famoso – di Sloane Avenue 60 a Londra, avvenuto 2 anni fa.
L’immobile era stato acquistato per volere della Segreteria di Stato come ripiego, dopo che era saltato un investimento in Angola, attraverso la partecipazione al fondo Athena, del finanziere Raffaele Mincione. Il Vaticano, dunque, non aveva acquistato le mura, bensì quote del fondo proprietario del palazzo. L’operazione, però, era stata fallimentare. L’investimento (realizzato anche attingendo dall’Obolo di San Pietro, normalmente usato per le opere di carità) valeva 200 milioni, ma il palazzo è stato sopravvalutato e richiedeva inoltre lavori di ristrutturazione troppo onerosi. Alla fine, le quote azionarie del Vaticano erano costate perdite per oltre 18 milioni. Per contenerle, la Segreteria aveva deciso di uscire dal fondo Athena e di entrare integralmente in possesso dell’immobile. Ma dopo aver infruttuosamente versato 40 milioni a Mincione, si era rivolta a un intermediario – Torzi, appunto – che avrebbe estorto una somma tra i 10 e i 15 milioni di euro per rendere le azioni con diritto di voto della società Gutt Sa, che la Segreteria di Stato reclamava.
In molti, in Vaticano, stanno considerando un abuso questa misura, totalmente ingiustificata, anche perché i documenti sono tutti regolarmente controfirmati dalle autorità della Segreteria di Stato, compreso l’accordo finale che prevede il pagamento dei 15 milioni per prestazioni avvenute. Grazie a Torzi, incaricato da Penha Parra, il Vaticano ha potuto recuperare l’intero palazzo, per il quale vi era il fondato pericolo di perdita totale. La stessa Aif autorizzò il pagamento della parcella, di un accordo che scritto in inglese ha foro inglese, avvenuto il quale è stato congelato per accusa di estorsione.
Ma come può avvenire una estorsione, se il Segretario di Stato firma un accordo? Si può arrivare al punto di usare un così dubbio metodo per non pagare quanto dovuto ad un professionista?! Si può invitare una persona a deporre per poi recluderla?! Non fa pensare solo il metodo usato, soprattutto se è il Papa ad applicarlo, ma anche i danni che ne verranno. Cause pesantissime di danni colpiranno la Santa sede, non solo per quanto sta accadendo, ma soprattutto per la strategia di disinformazione che dagli ambienti della procura sta avvenendo con la distribuzione di documenti riservati, che gli avvocati non avrebbero mai utilità a portare avanti.
Chi sarà la gola profonda?! Sarà qualcuno che riveste un doppio ruolo dentro e fuori dal Vaticano? Chiunque sia è già stato individuato e segnalato all’entourage del Papa e probabilmente sarà il prossimo a dover occupare uno spazio nelle eleganti celle della Gendarmeria. Come Francesco ha dimostrato, nessuno è intoccabile ed un nuovo scandalo è dietro l’angolo in cui il Palazzo è solo il pretesto per una resa dei conti tra Bergoglio gli anti Bergoglio I con nello sfondo la foto tra lo stesso Torzi e Francesco.