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Vedove del virus nel panico: senza Covid, niente celebrità

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Vestite di nero, inconsolabili, affrante, avanzano le “vedove” del Coronavirus: virologi, opinionisti, ministri-badanti, sindaci-sceriffi, governatori con bacchetta, sembrano non darsi pace per il fatto che il virus stia sparendo, e, con esso, quel clima d’emergenza, quello stato d’eccezione su cui avevano costruito la propria ribalta mediatica, un palchetto per comizi, con relativo indotto di presunto consenso (per i politici) e probabile fatturato (per gli altri).

E così non si danno pace: dispensano ammonimenti, minacciano punizioni divine, sembrano aver orrore di un (troppo lento: ma per loro troppo veloce) ritorno alla normalità. Non è il virus a stare attaccati a loro, ma sono loro ad aggrapparsi al virus. Per il governo, parlando un linguaggio da Prima Repubblica, è come se il virus avesse offerto una sorta di prezioso “appoggio esterno”: guai se improvvisamente dovesse venir meno.

E allora ecco la nuova escogitazione per terrorizzare gli italiani (non sia mai che dovessero riprendere ad andare al ristorante, a consumare, a vivere): la minaccia della “seconda ondata”, della “second wave”, del ritorno autunnale del Covid 19. Eventualità – sia chiaro – su cui nessuno sa nulla, non la si può escludere ma nemmeno affermare. Eppure, come in un film horror, non appena i protagonisti “buoni”, le vittime miracolosamente scampate al primo mostro, sembrano tirare un sospiro di sollievo, registi e sceneggiatori prevedono l’immancabile entrata in scena del secondo mostro, ancora più sanguinario e cattivo.

Davanti a questo copione così sciatto e prevedibile, così dannoso per un’economia che è già al collasso, si sente la nostalgia di Massimo Troisi e della sua battuta-cult nel film in cui, in un’immaginaria avventura nel passato, un torvo monaco trappista lo insegue gridando: “Ricordati, fratello, che devi morire!”. E lui, Troisi, imperturbabile: “Sì sì, mo’ me lo segno”. È la risposta giusta da tenere a mente per i nuovi spacciatori di paura.

Daniele Capezzone, 1° giugno 2020