La ex nuora del sandinista Ortega, con tanto di passaporto diplomatico, riciclerebbe soldi della dittatura nicaraguense negli Stati Uniti
L’amministrazione del presidente Joe Biden, così come il regime sandinista, mantengono il segreto sulla permanenza della nuora del presidente nicaraguense nel Paese “nemico” ma continua a sollevare interrogativi la permanenza della nuora per più di sette mesi in territorio statunitense. Leets Marín è accusata di essere uno dei principali esponenti della dittatura Ortega-Murillo e dirigeva una delle principali società di distribuzione di petrolio della nazione centroamericana, sanzionata dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti per riciclaggio di denaro (cfr foto). Il quotidiano digitale nicaraguense La Prensa ha pubblicato che Leets Marín è entrata negli Stati Uniti con un passaporto diplomatico all’inizio di maggio con le sue figlie Ariana e Libia Ortega Leets. Il suo arrivo nel Paese è avvenuto in un momento in cui Ortega cercava una trattativa con Biden attraverso il figlio Laureano Ortega Murillo, ma poi la dittatura ha fatto marcia indietro. Leets Marín, che intanto si sarebbe separata dal marito Rafael “Payo” Ortega Murillo con cui ha avuto 6 figli, gestiva la Distribuidora Nicaragüense de Petróleos (DNP), compagnia petrolifera legata al consorzio Alba de Nicaragua SA (ALBANISA), la controllata nicaraguense di Petróleos de Venezuela (PDVSA). Sanzionata dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti nel dicembre 2019, è stata accusata di riciclaggio e di essere “usata dalla famiglia Ortega-Murillo per il proprio arricchimento”. Per l’ex consigliere del Congresso degli Stati Uniti e analista internazionale, Jason Poblete, “Nessuno dovrebbe permettere a persone coinvolte o complici in violazioni dei diritti umani, riciclaggio di denaro e attività criminali del regime di Daniel Ortega di entrare in questo Paese. Ora, se quella persona porta informazioni, teme per la propria incolumità, capisco, ogni caso è diverso. La mia domanda è perché è qui e come l’hanno fatta entrare?Conosco molte persone in Nicaragua che stanno cercando di arrivare qui, che sono perseguitate e non hanno il permesso di entrare. Perché lasciano entrare Leets Marín collegata all’élite della dittatura nicaraguense di sinistra?”, ha denunciato al quotidiano nicaraguense La Prensa. Leets Marín a detta di molti sarebbe il ponte di comunicazione e negoziatore tra Biden e il regime, dopo che la gestione del figlio del dittatore, Laureano Ortega, non è andata a buon fine.
I cocaleros peruviano-boliviani si mobilitano in armi per riportare Castillo al potere mentre in Perù sale a 24 il numero dei morti dopo 9 giorni di proteste
La rimozione del presidente in Perù dopo il suo tentativo di colpo di stato ha attivato un meccanismo di coordinamento dei gruppi armati del narcotraffico peruviano con le loro controparti boliviane. La marcia verso Lima di carovane di veicoli con persone armate provenienti dalla zona di coltivazione della coca di VRAEM, dominata dalla guerriglia maoista Sendero Luminoso, mette in luce il rapporto con Evo Morales, l’ex presidente boliviano che incoraggiò Castillo a legalizzare la coltivazione illegale di cocaina in quella regione e che ora si mobilita per difenderlo. La furia di Morales per il licenziamento di Castillo, espressa in dichiarazioni e in tweet, è la prova, del legame tra i gruppi di narcotrafficanti boliviani e le loro controparti in Perù, che si verifica non solo nello scambio di droga, ma anche con gruppi violenti. I narcotrafficanti della VRAEM producono la “pasta base” di coca (solfato di cocaina) che inviano in Bolivia su piccoli aerei perché qui si trasformi in cloridrato e parta per l’Argentina, il Brasile e il Paraguay, e poi in Europa. Oggi Morales funge da portavoce di tutti i governi socialisti del 21° secolo nella regione e dopo aver appreso dell’arresto di Castillo in Perù, lo ha collegato alla sentenza del tribunale argentino contro Cristina de Kirchner: “La destra internazionale ha perpetrato due colpi di stato contro i governi del popolo”. I gruppi violenti seguaci di Morales speravano che i kirchneristi facessero proteste che avrebbero causato grandi convulsioni in Argentina, e contavano i giorni perché ciò accadesse, ma poi si sono quietati visto che a Baires la situazione è rimasta tranquilla. Non così in Perù. Il vicepresidente dei cocaleros del Chapare, il feudo di Morales in Bolivia, Leonardo Loza ieri ha detto che “è ora di difendere i governi di sinistra dai golpisti e dai traditori”. Mentre i gruppi della droga violenti del VRAEM avanzano verso Lima, Morales ha detto dal Chapare: “La soluzione alla crisi politica in Perù, paese fratello, non è con più repressione, ma con la pacificazione, l’inchiesta sulle morti e il rilascio del fratello Pedro Castillo ”. È probabile che la carovana narcotrafficante VRAEM diretta a Lima imiti ciò che i cocaleros del MAS hanno fatto in Bolivia contro la città di Santa Cruz. Gli oppositori di Castillo avevano denunciato che i cocaleros boliviani di Morales facevano politica nel sud del Perù e ora, guarda caso, proprio in quella regione si stanno svolgendo le più grandi proteste, compreso il sequestro del giacimento petrolifero di Camisea e l’incendio di diverse città, come Arequipa. Le accuse secondo cui i cocaleros boliviani stavano inviando armi in Perù non sono state smentite dalle federazioni di cocalero Chapare, ora l’esercito dei narcotrafficanti del VRAEM è stato avvistato dirigersi verso Lima.
Compagnia aerea messicana apre una nuova rotta per l’Avana per favorire l’esodo cubano negli USA
La compagnia aerea messicana Viva Aerobus ha annunciato questa settimana una nuova rotta internazionale dall’aeroporto internazionale Felipe Ángeles (AIFA), inaugurato nel marzo di quest’anno e situato nello Stato del Messico, all’Avana, Cuba. Secondo i dati ufficiali, tra gennaio e ottobre sono entrati in Messico per via aerea circa 58.493 cubani, sei volte di più rispetto ai 9.639 registrati nello stesso periodo del 2021. Solo a ottobre sono arrivati 6.298 cubani.
La nuova rotta sta emergendo come opzione per i migranti cubani interessati a lasciare l’isola, che usano la nazione azteca come trampolino di lancio per poi raggiungere in massa gli Stati Uniti, considerando che la nuova destinazione è lontana dalla capitale messicana, e non presenta interessi turistici né commerciali.
Venezuela: inflazione senza freni e Denver (Colorado) dichiara lo stato di emergenza per l’invasione dei venezuelani in fuga da Maduro
La valuta venezuelana nell’ultimo mese ha avuto una svalutazione del 40% rispetto al dollaro ed essendo l’economia a Caracas di fatto dollarizzata, coincide con l’inflazione. Situazione drammatica, stipendio medio sceso ieri sotto gli 8 euro al mese come dimostra il boom di venezuelani che, al ritmo di 150 al giorno su autobus da due settimane stanno arrivando a Denver, da El Paso, costringendo a dichiarare lo stato di emergenza il sindaco della città del Colorado.
Paolo Manzo, 18 dicembre 2022
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