Politica

“Venite, è figo”. Che orrore lo spot del governo sul posto fisso statale

Lo spot del Governo in onda a reti pubbliche unificate che inneggia al posto fisso statale che: “più che un posto fisso è un posto figo” è l’ultima iperbole statalista partorita in Italia. Peccato che ad inventarlo sia stato un governo di destra centro e a promuoverlo un Ministro, Paolo Zangrillo, di Forza Italia, che di questa compagine dovrebbe rappresentare l’area più liberale.

Una roba da ridere, ma essendo vera da far venire l’ulcera. Nemmeno il più esilarante film di Checco Zalone, una vignetta di Osho o il miglior post satirico del sito Lercio potevano fare di più. Testimonial d’eccezione la simpaticissima Orietta Berti, che avrebbe dovuto accompagnare lo spot più che con la domandina “come va col posto fisso statale” con la sua celebre canzone “Fin che la barca va”, perché davvero si è toccato il colmo e la barca affonda nella melma di debito e spesa pubblica, ma tant’è.

La protagonista è una giovane signora di Brescia, dipendente dell’Agenzia delle Entrate (non ci si crede) con la passione per la recitazione, di cui si occupa nel tempo libero… beata lei.
Tutto vero, paradossale e assurdo. Lo scopo del Governo è quello di convincere i giovani che il posto pubblico statale è figo e di concorrere quindi alle varie infornate che ha in programma, perché c’è sempre bisogno di nuove leve giovani nella pubblica amministrazione, un’azienda che non conosce crisi, guerre e pestilenze.

Nella narrazione sul numero dei dipendenti pubblici in Italia intanto c’è una frode linguistica di fondo. Non sono solo i 3 milioni e duecentomila di cui parla il governo, che costano circa 170 miliardi l’anno, perché a questi va sommato almeno un altro milione di impiegati del cosiddetto “para-stato” e cioè di tutta la miriade di partecipate al 100% a vario titolo da stato, province, regioni e comuni.

Un buco nero – spesso totalmente inutile ai contribuenti ed autoreferenziale. Il costo di questo carrozzone – a tutti gli effetti pubblico – che puó assumere a chiamata diretta è perfino di complicato calcolo, ma immenso. Sono strutture che fungono, nella grandissima parte dei casi, da ammortizzatori sociali al servizio dei partiti e delle loro clientele, Assunzioni a chiamata diretta, senza concorso, quasi sempre sulla base di indicazioni provenienti dai partiti politici o dai loro “ras del territorio”, soprattutto negli enti locali.

Sprechi immondi ed intoccabili sotto gli occhi di tutti e su cui nessuno ha il coraggio di intervenire con la scure liberista o, almeno, di parlarne apertamente.

Il governo anziché tagliare che fa? Fa lo spot con la signora elegante, ovviamente in bicicletta per rispettare il politically correct eco-estremista, che fa vedere quanto è bello il “posto” fisso pubblico.

Si inneggia al posto capito? Non al lavoro, non alla produzione, non all’impresa privata. Perché quello che i giovani devono cercare è un “posto” fisso statale che gli dia anche la possibilità di avere tanto tempo libero, magari da destinare alla recitazione o altri hobby.

Questo è l’insegnamento che il Ministero della Funzione Pubblica vuole dare ai giovani italiani, del resto col 65% di tasse e contributi in Italia produrre e provarci è impossibile!

Andrea Bernaudo, 22 settembre 2023