I palazzi delle istituzioni dovrebbero attenersi alla neutralità. È la loro natura, lo sappiamo. Ma purtroppo quando c’è di mezzo la sinistra, o meglio una certa sinistra, il buonsenso viene meno. Il riferimento è naturalmente a quanto accaduto a Bologna, dove mister 30 chilometri all’ora – il sindaco Matteo Lepore – ha deciso di esporre la bandiera della Palestina. “Non vogliamo restare in silenzio”, la motivazione dell’esponente del Partito Democratico, che ha posto l’accento sulla storia della sua città, storicamente schierata per la pace, la non violenza e la salvaguardia dei diritti umani. E proprio per questo motivo la sua scelta è una fesseria colossale, emblema di una strumentalizzazione politica difficile da digerire.
A differenza di quanto blaterato da Lepore, l’esposizione della bandiera della Palestina non servirà a favore alcuna coesione sulla crisi in Medio Oriente. Anzi, è destinata ad aumentare il conflitto sociale, senza dimenticare il rialzo impressionante e preoccupante degli episodi di antisemitismo. Il primo cittadino bolognese ha puntato il dito contro la strage di civili compiuta dall’esercito israeliano: certo, la tragedia in corso a Gaza è immane, ma c’è un grosso problema nella gestione di Lepore, ossia il clamoroso e vergognoso doppiopesismo.
Esporre la bandiera della Palestina significa offrire solidarietà solo a una parte delle vittime del conflitto in corso. Una scelta faziosa, certamente irresponsabile, per cavalcare il trend, strizzare l’occhio a collettivi, manifestanti (violenti compresi) e compagnia cantante, alimentando un clima di conflittualità che potrebbe evolversi in maniera tragica. Le colpe di Lepore sono visibili ad occhio nudo: dov’era il sindaco dem il 7 ottobre – giorno della strage firmata dai terroristi di Hamas in Israele? Dormiva? Era a controllare la velocità in centro città, pronto a multare chi andava ai 36 chilometri all’ora? Perché la bandiera dello Stato ebraico non è mai stata esposta. Con buona pace delle supercazzole.
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Esporre solo il vessillo palestinese non significa chiedere la pace, ma prendere una posizione netta, perentoria, categorica. Scagliarsi contro Israele, dimenticando le centinaia di vittime innocenti, le tante donne stuprate, gli ostaggi, gli abusi, le esecuzioni. L’antisemitismo in questo caso non c’entra – sia chiaro – ma attenzione a schierarsi frontalmente contro Tel Aviv: Israele non è Netanyahu, Israele non è quel governo. Israele è un Paese che ha diritto a esistere e a difendersi. Lepore dovrebbe fare un passo indietro e chiedere scusa, magari esponendo il vessillo israeliano, senza dare l’impressione di piegarsi alle pretese dell’Ucoii, che recentemente ha invocato la presenza delle bandiere palestinesi su ogni istituzione pubblica. Sindaco, non pensi al consenso: è giusto – anzi è doveroso – mettere una toppa. Altrimenti si vergogni. E basta.
Massimo Balsamo, 30 maggio 2024
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