La guerra in Ucraina è giunta al 113esimo giorno di guerra. Nelle ultime ore, le forze di aggressione russe hanno segnalato la cattura di due militari americani, volontari a fianco della resistenza ucraina nelle zone di Kharkiv, caduti in un’imboscata del nemico, dopo aver ricevuto informazioni volontariamente errate.
Come riportato dal quotidiano britannico Telegraph, si tratta del terzo e del quarto occidentale che finiscono sotto la custodia di Mosca. E lo scenario non pare essere tra i più promettenti. I primi due – soldati delle forze britanniche – furono condannati sommariamente, da un tribunale filorusso del Donbass, alla pena di morte, con l’accusa di essere mercenari. Non è difficile pensare che la stessa sorte possa ricadere anche nei confronti dei militari Usa.
L’Europa è arrivata a Kiev
Nel frattempo, mentre lo scenario di guerra divampa sempre più, il nuovo asse geopolitico europeo (Berlino-Roma-Parigi) è già arrivato a Kiev. I rispettivi presidenti Draghi, Macron ed il cancelliere tedesco Scholz incontreranno Zelensky per parlare “di futuro e aiuto”, nonché per offrire solidarietà al Paese aggredito.
L’arrivo del nostro presidente, nella capitale ucraina, è avvenuto in treno, con un massiccio dispiegamento di militari ucraini ad accompagnarlo, insieme a Klaus Iohannis, il capo dell’amministrazione militare della regione di Kiev, ed il sindaco di Irpin, tra le città più colpite in questi primi tre mesi di guerra.
Se, nelle scorse settimane, l’Europa – in particolare, l’Eliseo – si è differenziata dall’approccio più belligerante degli Usa, che richiedevano addirittura il “cambio di regime a Mosca”; dalle recenti dichiarazioni – proprio degli ultimi minuti – del presidente Macron, la situazione pare essersi stravolta. Parigi, secondo la Cnn, ha ammesso come l’obiettivo sia la riconquista anche della Crimea, ormai territorio satellite russo dal 2014, ed il “ripristino dell’integrità territoriale su tutti i territori conquistati dai russi”. Ergo, anche la regione del Donbass.
La linea europea sembra, quindi, avvicinarsi sempre più a quella britannica. Ancora oggi, il governo conservatore di Boris Johnson ha affermato come “l’obiettivo sia la sconfitta della Russia”, dove Putin “non solo deve perdere, ma non deve ricavarne alcun vantaggio”. Nel frattempo, BoJo ha dato il via libera all’applicazione di un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, questa volta per il “barbaro maltrattamento dei bambini ucraini”.
Zelensky punta alla Crimea
Grazie a questo cambio di toni dell’Ue, la resistenza ucraina sembra aver preso la palla al balzo. Il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, ha dichiarato alla Cnn di essere pronti a riconquistare dell’intero Paese, grazie ai nuovi sistemi missilistici a lungo raggio di derivazione statunitense. Nonostante tutto, la situazione del campo rimane tutt’altro che positiva. La Russia continua a mantenere più del 20 per cento del territorio ucraino, mentre il Donbass risulta essere saldamente controllato. La stessa città di Severodonetsk, tra le più colpite delle ultime settimane, è ad un passo dalla caduta definitiva, con migliaia di civili imprigionati all’interno delle mura cittadine, senza alcuna via d’uscita.
Il negoziatore ucraino per i colloqui di pace con la Russia, Davyd Arakhamia, ha annunciato come Kiev stia perdendo più di mille soldati al giorno, tra feriti e morti. Anzi, la situazione attuale è “abbastanza debole per sederci al tavolo” e per questo motivo “non vogliamo sederci al tavolo” per adesso ma “dobbiamo invertire la rotta in qualche modo”: la delegazione ha contattato telefonicamente i russi due volte in questa settimana, ma “entrambe le parti capiscono perfettamente che non c’è spazio per i negoziati”.
Proprio di questo discuteranno i leader europei con Zelensky: guerra, trattative per trovare un cessate il fuoco e futuro dell’Ucraina. Un primo accordo tra le parti è stato già raggiunto: “Kiev ha accettato l’invito a partecipare al prossimo G7”, come ha affermato il cancelliere tedesco, Olaf Scholz.
Nel frattempo, Putin ha annunciato il nuovo taglio di Gazprom alle forniture di gas che arrivano nel nostro continente. I leader europei assicurano che l’approvvigionamento resta garantito per imprese e famiglie. Ma la guerra, sia armata che economica, rischia di trascinare l’Occidente in un vicolo cieco, dove non pare intravedersi una luce in fondo al tunnel.
Matteo Milanesi, 16 giugno 2022