Ieri mi sono fatto un giro a Milano. Un po’ in incognito. E ho filmato quello che stava accadendo a piazza della Scala al passaggio del corteo dei pericolosi terroristi no pass e – ovviamente, perché ormai l’equazione è stata decisa dall’alto – no vax.
Un gruppo abbastanza nutrito di persone che sventolava bandiere tricolore e gridava “Libertà”, tra il famoso teatro che i tifosi del lockdown hanno tenuto serrato per mesi e la sede del Comune meneghino, attualmente “abitata” dal sindaco che, a inizio 2020, quando il Covid davvero non andava sottovalutato, si divertiva a mangiare involtini primavera e a sottolineare che “Milano non si ferma”.
Ebbene, cosa ho visto? Non i pazzi scatenati e violenti che il ministro Luciana Lamorgese insiste nel voler denunciare. Non i potenziali terroristi che dovrebbero assaltare le stazioni e fermare i treni. Hanno ragione? Hanno torto? Non lo so: so che in questo Paese si può ancora manifestare, che si può essere contrari al green pass senza essere complottisti del vaccino. E mi ricordo che un tempo, di fronte ai veri manifestanti agguerriti – dai no Tav ai no Expo – chi sedeva al Viminale, almeno se voleva darsi arie di progressista illuminato, usava il guanto di velluto. Giusto che la polizia vigili, controlli, fermi chi potrebbe diventare veramente una minaccia. Ma siamo sicuri che questo popolo qui sia solo una marmaglia meritevole di repressione?
Nicola Porro, 12 settembre 2021