Faccio un pezzo, su questo sito, per dire che dopo due dosi di vax, per me devastanti, non rischierò la terza, e suscita 62mila visite; commenti favorevoli al 99%, ma non è questo il punto: il punto è che mi si apre un’inchiesta fatta e finita, arrivano decine, centinaia di testimonianze di vittime di effetti collaterali, come li definiscono. Questi sono novax, complottisti? No, è tutta gente che, come il sottoscritto, si è sottoposta, magari tra mille perplessità, si è adeguata pensando di scegliere il male minore; ha, in un certo senso, sperimentato su se stessa, il corpo come un laboratorio come diceva De Quincey. I risultati stanno lì, nero su bianco. Molti riferiscono di una spossatezza maledetta e mai del tutto superata; di più hanno patito tremori, confusione mentale, agitazione; tanti accusano una depressione improvvisa o riacutizzatasi dopo anni; non manca chi, proprio come il sottoscritto, si è scoperta un brutto giorno, anche un mese dopo l’assunzione, a sanguinare dal naso e dalla bocca; e poi i mal di testa continui, il dolore alle ossa, le infiammazioni, le irritazioni cutanee; a qualcuno è tornato fuori il fuoco di sant’Antonio, che è una patologia conseguente al crollo degli anticorpi, e anche su questo posso confermare personalmente; la lettrice che non riconosce più l’amico vaccinato, improvvisamente spento, una pianta morta; l’altra che si contagia insieme a una parente, solo che lei parte immediatamente con le famigerate cure alternative, antinfiammatori e quant’altro, e ne esce quasi subito, l’altra opta per la ricetta Speranza, tachipirina e fatalismo, e non ne esce per mesi; l’amica medico che gestisce in Lombardia una piccola casa di riposo: tutti gli ospiti, naturalmente molto anziani, vaccinati e subito dopo tutti in condizioni critiche; qualcuno mi racconta di parenti morti improvvisamente, e anche su questo la statistica è nota e sempre in aumento, anzi già si registrano i primi casi dopo la terza dose. Dobbiamo andare avanti?
Perché dico no alla terza dose
E andiamo avanti: mia madre aveva 88 anni all’epoca delle prime due dosi: le è scoppiata letteralmente una gamba, si è gonfiata in un modo spaventoso mentre lei tradiva un malessere agitato che nessuno riusciva a placare. Sono cose che non riferisco de relato, le ho viste coi miei occhi, le ho vissute. E quando il mio medico di base mi ha proposto la terza dose per lei, ho espresso le mie forti perplessità, al che il dottore ha detto senza insistere: allora lasciamo perdere, del resto lei “è già coperta con le prime due”, non esce, non vede nessuno tranne voi parenti: a posto così. Ne ho tratto il segno che anche i sanitari hanno capito cose che non possono rivelare espressamente. E qui davvero non è questione di abbeverarsi al verbo dei casinisti narcisi come questa Nunzia Schilirò o sui gruppi complottari di Facebook: o al cronista credete, o non gli credete, ma il cronista racconta la sua pelle; la sua e quella di chi gli sta vicino. Del resto, basta scorrere i commenti sotto al mio pezzo, sul giornale di Nicola Porro.
Non c’entrano i complotti
Tutti invasati? Tutti in malafede? No, tutta gente che si è fidata e ne è uscita letteralmente con le ossa rotte. Gente che non è pratica di scienza, non ha risposte certe ma solo la certezza di essere stata male; e come un sospetto: questo preparato, saranno le sostanze che lo compongono, sarà la misteriosa proteina Spike, sarà quello che si vuole, sembra agire in modo da rianimare patologie latenti, se uno soffre di qualcosa, dopo la somministrazione quel qualcosa gli esplode dentro. Ho registrato casi di persone afflitte da problemi alla tiroide scoperti solo in conseguenza dello stato di prostrazione conseguente all’assunzione vaccinale. E questo probabilmente vale, a maggior ragione, per la predisposizione alla depressione. In sostanza, si va a picchiare dove c’è la ferita. Sbaglieremo? Forse, ma migliaia di situazioni concordi sono difficili da ignorare o da liquidare come altrettante migliaia di coincidenze o, peggio, di suggestioni.
Nessuno mette in dubbio il vaccino, ma…
Da cui un paio di considerazioni che vale la pena ribadire. Qui nessuno si scaglia contro il vax in sé: libertà di scelta, sempre e comunque, ma la coscienza, personale e professionale, ci impone l’onestà di dire le cose come stanno; e le cose stanno che questa terapia sperimentale, per chiamarla col nome preciso, ha certamente arginato la pandemia, ma nessuno sa ancora a quale prezzo: ed è comunque un prezzo che molti hanno giudicato troppo pericoloso per rischiarlo ancora; ed è un prezzo che, nella cialtronaggine degli scienziati da avanspettacolo che ci ritroviamo, minaccia di ricorrere ciclicamente senza un termine: la fatidica terza dose ci proteggerà, è stato autorevolmente spiegato, per dieci anni, però a patto di fare nove richiami. E già si parla di quarte, di quinte dosi: fino a quando, cari? Proprio sicuri che questo continuo assumere sostanze tuttora in via di sperimentazione, sia innocuo? Proprio sicuri che convenga imporle a ragazzi, bambini la cui esposizione di rischio non è, come incredibilmente affermato da Bassetti, dell’1% ma dello 0.0039% cioè nulla?
Nemmeno gli scienziati si mettono d’accordo
Certo, l’informazione è schierata quasi nella totalità sul regime, isterizza, avalla un approccio potenzialmente irresponsabile, irragionevole puntando sulla presunta irresponsabilità dei refrattari e scegliendo di omettere o minimizzare conseguenze sotto gli occhi di tutti. Certo, un giornale come Libero ha gioco facile quando, per liquidare certe questioni irrisolte, che sconcertano e preoccupano milioni di persone, mette alla berlina quattro casinisti narcisi, come se fossero loro a rappresentare tutti quelli che sono usciti a mal partito dall’assunzione del farmaco – o, semplicemente, si battono contro un greenpass punitivo e giuridicamente aberrante. Ma suggerire che le Schilirò e gli Amici rappresentino milioni di cittadini ragionanti, liquidati come novax cui togliere il diritto di parola e di partecipazione pubblica, è scorretto e Sallusti lo sa perfettamente. Sa che non c’è accordo nemmeno nella comunità scientifica (quella vera, quella seria), che imporre dosi massicce, per giunta ai più giovani, è un azzardo incontrollato. Così come sa bene, o dovrebbe saperlo visto che si definisce liberale, che l’approccio terroristico-repressivo è del tutto inutile, è controproducente e si giustifica solo nell’ottica di una psicosi anche interessata, cioè chiudere per prendere tempo, per non disturbare un manovratore sempre più in difficoltà. Il lockdown come scelta politica, sempre sospettato e infine dimostrato anche da Report, carte in mano, registrazioni telefoniche in mano.