Cronaca

Vi smonto pezzo per pezzo l’orripilante tweet di Saviano su Trump

The Donald vittima di un attentato? Lo scrittore si esibisce in una ricostruzione che fa accapponare la pelle

Saviano tweet Trump 02 © jkbowers tramite Canva.com

Non era difficile, anzi non era proprio possibile sbagliarsi sulle reazioni comuniste dei comunisti dopo l’attentato a Trump, trattandosi di materiale umano scadente, prevedibile nelle sue vertiginose bassezze, patologicamente nostalgico del terrorismo vile, che gode ma non abbastanza se non ci scappa il morto. “Me lo fai tu il pezzo, Max?”. “Sì, te lo faccio io”. Nel prevederle sono andato sul sicuro, e mi son riso degli inesorabili commenti dei comunisti, che son gente di merd* particolarmente nella versione sfaccendata e anonima da forum: ma dove li vedi, ma ti sei inventato tutto, ma dici solo balle. Invece già i social, che però rispecchiano piaccia non piaccia certa psicologia reale, s’intasavano di invettive, rimpianti, allusioni, insinuazioni, ricostruzioni, ma cretine, retrologie, ma idiote, tecnicalità balistiche da centro sociale, adepti di Ilaler Salis, la nonviolenta che spaccava le teste (secondo la magistratura ungherese), già le Myrta e i Saviano si producevano in rettopensieri, se volete nel senso fisiologico, che di fatto consideravano un eguale concetto: ecco, adesso ci tocca pure tenercelo come vittima quell’infame. Compagni, who else?

Ecco, appunto, Saviano: come sempre spicca nel parlare e far parlare di sé e nel caso, clinico, che andiamo a considerare oggi, riesce nell’impresa del tutto antiletteraria di vergare una frase del tutto sbomballata, scampanata, sconslusionata, tipica di chi, non avendo gran dimestichezza con la parola scritta, si nasconde dietro i veli di un nonsenso che impacchetta, accartocciandola, la falsa coscienza e per sovrappiù quella vera; laddove quella vera tradisce un sentimento non nuevo, ma schizoide: da una parte, la gioia rabbiosa, comunista, per il sangue versato (da Trump), dall’altra il rimpianto per quel gol sbagliato a porta vuota, mitigato dalla consapevolezza calcolatoria. Saviano non è uno scrittore, è un brand manager, o placer, uno che sa solo mettere al posto giusto la marca, cioè se stesso. Ma il suo capolavoro formula X va ripreso alla lettera, se no, su questo niente, si capisce meno di niente”.

Sangue sul visto di Donald Trump. La storia politica insegna che il proiettile che manca il bersaglio lo rafforza. Il proiettile che ha sibiliato all’orecchio di Trump, ferendolo, ha trasformato Trump in vittima. Chi in queste ore si danna per quei pochi centimetri che avrebbero permesso al proiettile di chiudere la partita con uno dei peggiori leader politici dei nostri tempi, non si rende conto che nessuna cospirazione può sostituire la democrazia, nella violenza la democrazia muore”.

Quando si buttano via 8 euro al mese per poter scrivere cazzate estese. Adesso ci divertiamo, ma con gran pena, a fare un po’ di esegesi, prima spiccia, poi approfondita. L’esegesi spiccia è: cazzo, potevano farlo fuori, quanto mi dispiace, però siccome io so’ Saviano e so’ cchiu intelliggient ‘e voi, vi impartisco che è meglio accussì. Questo il Lialo dell’antimafia in purezza. Ma, per dirla come Spalletti, se noi si va a vedere tra le pieghe degli schemi applicati alle parole tattiche, si trova molto, molto di meglio.

  1. Sangue sul visto di DT”: non Trump è stato ferito, non gli hanno sparato in faccia; c’è il tentativo di ridimensionare, di svilire l’attentato (mai affermato terminologicamente, non a caso): sangue, così, come per una zanzara molesta o un graffio inflittosi da solo. Insomma il sangue di Trump è meno sangue perché Trump, un po’ alla cover de l’Espresso, è meno umano, è un non uomo, sarà pure ricco sfondato, che sui comunisti esercita sempre una fascinazione irresistibile, definitiva, ma resta un untermensch. “La storia politica insegna”, e siamo già alla presunzione canterina, degregoriana, “la storia sono io, attenzione”.
  2. Il proiettile che manca il bersaglio lo rafforza”: ecco sgorgare prorompente il rimpianto, meschinello, dolente. E difatti: “Ha trasformato Trump in vittima”. Ora, messa così, la faccenda porta a ritenere che uno, solo perché gli hanno sparato in faccia, recita, la mena, insomma ci marcia; tipo Saviano con la scorta, senonché che a lui nessuno gli ha mai sparato manco i coriandoli, a Trump sì, a pallettoni e questo fa soffrire doppiamente Bob l’Amerikano. Speriamo solo che, come nella famosa vignetta di Forattini con Scalfari che si gambizzava dopo l’attentato brigatista a Montanelli, Bob nostro non proceda di conseguenza.
  3. “Chi in queste ore si danna” è una allusione ai compari: sì, compagni, lo sappiamo, sta cosa che se l’è scampata per mezzo centimetro ci fa girare i coglioni, porco qua e porco là, ma la volete capire (“non si rende conto”, uguale non vi rendete conto) che se lo pigliavano in mezzo agli occhi avevamo chiuso?
  4. Sul “peggiore leader dei nostri tempi” c’è poco da dire al netto della spocchia patetica di un analista da scuola serale: il luogo comune, il cliché di un comunista con attico a Central Park, uno, possiamo ripeterlo, please?, condannato per plagio, occasionalmente. Uno che pesca qua e là e fa ammuina, aumm aumm, jamme, jà. E che deve fa uno accussì se non riciclare luoghi comuni(sti) altrui? Sto dicendo che se il giudizio negativo su Trump viene da Rampini, io mi fermo a rifletterci; se viene da Saviano, io mi fermo al bar a prendere una gazzosa con alka selzer.
  5. Il finale è da batteria dei fuochi pirici: “Nessuna cospirazione può sostituire la democrazia, nella violenza la democrazia muore”: direbbe eer Braciola: “ma che cazzo stai a dì?”; diciamo noi, che siamo evoluti (più o meno, ma più di un comunista senz’altro): sì, ma cospirazione in che senso? Quella di chi pensa che Trump si sia fatto sparare da solo (allora lo vedi che lo dicono?), oppure la cospirazione di Trump, che effettivamente si è fatto sparare da solo? Sarà un cavillo, ma cova una differenza sostanziale: chi è che inventa, alla fine? Perché se il cospiratore è Trump, ne discende un rosario di conseguenze che adesso sarebbe lungo affrontare ma ci sono e chiunque se le può rappresentare. Non sto insinuando che Saviano sia talmente sottile, sia così scrittore da averlo fatto apposta: è la falsa, o cattiva coscienza, a consigliarlo, e così finisce per guidarlo sui sentieri di un ermetismo finto, insopportabile, ambiguo, allusivo. Anche quanto a professione di antiviolenza, irricevibile in un fan di teppisti nell’alone del terrorismo estetico, uno che ha appena postato, alludendo senza margine di dubbio a Giorgia Meloni, la canzoncina dei 99 Posse: “ho un rigurgito antifascista iiih se vedo un punto nero ci sparo a vista iiih”.

Ma torniamo a bomba, anzi a raffica. Nei commenti alla sparata narcisistica del nostro guaglione nessuno capisce niente però tutti, quasi tutti, ciascuno con gli strumenti analitici di cui dispone, avvertono quella certa brezza fetida di detto e non detto, di dire una cosa per significare il suo contrario: e si scatenano, il pensiero più gentile è “fai schifo”. C’è chi inserisce un cesso con la catenella. E allora andiamocene un po’ a spasso per il sentimento popolare (viaggia su meccaniche divine…): “Questa poi ce la spieghi” (e il nostro Musso, prontissimo: “Io? Chiedilo a lui!”); “Sei chiaramente disturbato…”; “Perché non cominci a dare il buon esempio?” (perché non è capace, non ne ha mai fornito uno, ecco perché); “Questo post rientra nell’istigazione all’odio” (ecco uno più lucido degli altri); “Cioè stai dicendo ‘peccato’?” (come sopra); “Ti sarebbe piaciuto?”; “Sei un CIALTRONE!”; “Sei il solito ipocrita”, “minchia che tipo di uomo sei”, “post terrificante, l’odio nasce anche da qui” (correct, sir), “che falsa pantomima scritta; questo il tuo livello?” (yes, sir), e vabbuò. Eccetera, eccetera, eccetera.

Sia il vostro parlare sì sì, no no: tutto il resto viene dal Saviano. Che sarà pure uno scrittore se vi pare, ma a volte ricorda invece quel petulante antimafia che andava a presentare i suoi scritti antimafia (e antimeloni, via) ai festival antimafia organizzati da un impresario antimafia che poi finisce dentro per mafia.

Max Del Papa, 15 luglio 2024

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