Ora la Lega è in una posizione non facile. Non può essere un’altra Forza Italia, come vorrebbe Giorgetti, dato che non ha alcun senso che ripeta le tesi del Pd. Non può nemmeno competere con Fratelli d’Italia, dato che il progetto di andare al Sud ha funzionato quando il partito della Meloni era una piccola cosa e quindi la Lega s’avvantaggiava del cosiddetto voto utile. Oggi i candidati leghisti nel Mezzogiorno si sovrappongono a quelli della destra post-missina, ma hanno l’handicap di una storia che è stata molto segnata da una forte intolleranza verso il Sud.
Forse la Lega potrebbe giocare un proprio ruolo tornando alle origini o, meglio, reiventandosi a partire da quell’ispirazione. Se la Lega diventasse un partito federalista, che chiede libertà di autogoverno per ognuna delle realtà che compongono l’Italia intera (dal Tirolo al Mezzogiorno), sarebbe in grado di tornare a giocare le proprie carte tradizionali e la questione settentrionale, ma al tempo stesso potrebbe offrire qualcosa d’interessante e peculiare anche agli elettori della Sardegna, della Sicilia, di Napoli, ecc.
Certamente questa ipotesi dovrebbe trovare un nuovo interprete, perché Salvini ha ormai giocato troppi ruoli in commedia e se il suo progetto di egemonia nazionale dovesse fallire, a quel punto dovrebbe lasciare spazio ad altri. Ci vorrebbe insomma una leadership alternativa: una personalità estranea ai giochini di questi anni. È chiaro, comunque, che nulla di tutto ciò appare all’orizzonte.
Carlo Lottieri, 6 novembre 2021