La puntata di sabato scorso di In Onda, condotto su La7 da Concita De Gregorio e David Parenzo, si è occupata del caso La Russa, processato in diretta televisiva per aver espresso, con alcune imprecisioni, alcune personali opinioni sull’attentato di via Rasella del 23 marzo del 1944. Opinioni, vorrei sottolineare, che al di fuori dei salotti radical chic, sono sempre state condivise da molti italiani di tutte le tendenze politiche.
Ed è proprio su questo aspetto che è intervenuto Pietro Senaldi il quale, interpellato in merito ad una delle più divisive questioni della storia repubblicana, così si è espresso: “Quella di via Rasella non fu una grande pensata. Se io fossi stato uno dei 335 con la pistola tedesca alla nuca, non avrei pensato che quei 12 lì dell’attentato di via Rasella fossero dei grandi eroi. Non credo che quell’azione abbia avuto grandi effetti particolarmente decisivi per le sorti della guerra. Li ha avuti invece per le loro carriere personali dopo la guerra. Secondo me hanno esposto a un sacrificio barbaro però annunciato che si poteva e si doveva evitare. Quei 12 partigiani hanno fatto gli eroi con le vite degli altri”.
A questo punto la De Gregorio si è messa in cattedra e, da brava maestrina resistenziale, ha così redarguito il direttore di Libero: “Sì, ma qui non stiamo sul piano delle opinioni. Una cosa sono le opinioni, altra cosa sono i fatti storici. E alcune cose sono sbagliate sul piano storico, quindi lei può sostenere le sue tesi, però poi ci sono i fatti”.
Fatti che, occorre sottolineare, la giornalista da sempre schierata a sinistra non ha poi elencato, dandoli evidentemente per scontati. A tale proposito immaginiamo, ma è solo una nostra congettura, che ella intendesse per fatti quella sorta di mitologia resistenziale che, accennata all’inizio della puntata, racconta di una lotta partigiana decisiva per le future sorti della nazione, senza la quale – è stato detto con forza – gli italiani non avrebbero goduto della più bella Costituzione del mondo.
Ma è con l’intervento di Sara Menafra, vicedirettrice di Open, che la stessa, eterna propaganda resistenziale – con la quale una certa sinistra pensa ancora di aumentare i propri consensi – raggiunge il suo punto più alto. Dopo aver confutato in radice quanto affermato dal presidente del Senato, e ribadito efficacemente da Senaldi, sostenendo che quest’ultimo avesse alterato i fatti, la Menafra ha svelato un retroscena sull’attentato di via Rasella che non era mai emerso prima, sostenendo che esso “ebbe un impatto sia sui nazisti, sia sulla percezione degli alleati. Fino a giugno, infatti, si interruppero i bombardamenti su Roma”.
Allora, sperando che prima o poi la politica italiana riesca ad emanciparsi da questa eterna diatriba sulle resistenza che dura da quasi ottant’anni, sulla questione sollevata dalla giornalista di Open non c’è molto da dire: trattasi di una balla colossale.
- In primis, in tutto il periodo bellico la Capitale fu bombardata dagli Alleati 51 volte e, tranne nel caso del drammatico raid di San Lorenzo, avvenuto il 19 luglio del 1943, le incursioni erano abbastanza limitate e avevano come obiettivi zone piuttosto periferiche. Ma è sulle date che casca l’asino della Menafra, dal momento che l’ultimo bombardamento avvenne il 3 maggio 1944, ovvero molto dopo il tragico attentato di via Rasella, e colpì i quartieri della Magliana e del Quadraro. Da lì a poco gli anglo-americani avrebbero scacciato i tedeschi da Roma, portando in dono agli italiani la democrazia liberale, contrariamente a quanto accaduto in quei Paesi “liberati” dall’armata rossa, in cui la prassi del partito unico – a cui i gappisti che organizzarono l’attentato di via Rasella si ispiravano – divenne una norma assoluta. Ma questa è tutta un’altra storia.
- Inoltre, a beneficio della signora Menafra, la quale ha quasi esaltato le modalità di una azione che ha ben poco di militare, mi sembra doveroso aggiungere che sul piano del diritto internazionale bellico lo stesso attentato è stato giudicato, da tutte le corti militari britanniche e italiane che hanno processato e condannato gli ufficiali tedeschi responsabili delle Fosse Ardeatine, un atto illegittimo in quanto compiuto da combattenti privi dei requisiti di legittimità previsti dalla IV Convenzione dell’Aia del 1907.
Quindi, su tale base, le obiezioni di La Russa e Senaldi, a parte la gaffe della “banda musicale di semi pensionati”, risultano assolutamente fondate.
Claudio Romiti, 3 aprile 2023