Martedì scorso, l’evanescente Roberto Speranza si trovava nella mia città, Perugia, per presentare ancora una volta il suo estenuante libro “Perché Guariremo”. Così come accaduto in precedenza a Forlì e a San Benedetto del Tronto, anche nella città del Grifo è stato oggetto di durissime contestazioni da parte di un nutrito gruppo di persone che si sono dette indignate per il fatto che Speranza, anziché chiedere scusa per i gravissimi errori commessi, continui imperterrito a presentare il suo libro come se fosse una sorta di Vangelo anti-Covid.
Tra costoro erano presenti alcuni rappresentanti di una associazione denominata Fronte del Dissenso dell’Umbria, i quali hanno accusato il nostro di aver causato danni economici e sociali enormi, oltre a aver istituito politiche liberticide e terroristiche durante il suo mandato. Ci sono state persino alcune persone danneggiate dagli effetti collaterali vaccini, tra cui un uomo paralizzato, che hanno chiesto conto a Speranza di ciò che era capitato loro attraverso una vaccinazione resa di fatto obbligatoria per tutti attraverso l’abominevole green pass.
Ma Speranza si è schermito, limitandosi ad una laconica dichiarazione che ha fatto ulteriormente infuriare i suoi contestatori: “Non sono più ministro.”
In particolare, la presenza dell’ex titolare della Salute nel capoluogo umbro, oltre a sponsorizzare il suo libro, era anche finalizzata a sostenere la candidata sindaco del centrosinistra, Vittoria Ferdinandi, nelle prossime elezioni comunali. Una sponsorizzazione piuttosto infelice dal momento che, al di fuori di Palazzo Cesaroni, luogo istituzionale in cui si svolta la stessa presentazione, per tutto il tempo si sono levate alte le grida di dissenso contro Speranza. Slogan come “In galera, in galera” e “Speranza vai via, sei tu la pandemia” hanno “allietato” la performance dell’uomo che, insieme a Conte e con la connivenza di oscuri virologi e giornalisti senza scrupoli, ci ha tolto molte libertà per un tempo democraticamente infinito.
Claudio Romiti, 21 marzo 2024
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