Cronaca

“Viaggia in aereo”. La variante KP.3 dei nostalgici del Covid

Arriva l’ennesima sventagliata di paura virale, risulta essere la versione di Sars-CoV-2 più diffusa

© hiloi, golibtolibov e Radu Bercan tramite Canva.com

“Covid, variante KP.3 corre veloce: cosa sappiamo, sintomi”, questo è il titolo di un articolo di Adnkronos e non risale affatto al periodo più buio del terrore sanitario, bensì esso è stato pubblicato ieri, cioè ad oltre 4 anni e mezzo dall’arrivo in Italia del Covid-19.

Ora, prima di entrare nei dettagli di questa ennesima sventagliata di paura virale a mezzo stampa, dobbiamo convenire che il tema infinito della pandemia sembra voler replicare ciò che si sta realizzando da noi da alcuni decenni con il fascismo morto e sepolto. In entrambi i casi non si perde l’occasione per rinfocolare un pericoloso ritorno di “fiamma” che esiste solo nella interessata fantasia di chi intende specularci sopra.

Quindi, dopo l’antifascismo militante che combatte contro un nemico invisibile, si sta sempre più consolidando un vasto fronte di pseudo studiosi e di giornalisti con la nostalgia delle restrizioni sanitarie intenti a contrastare la diffusione di un agente patogeno che ha fatto molti meno danni delle stesse restrizioni sanitarie.

In estrema sintesi, chi ha scritto il pezzo ci avverte che “la variante Covid KP.3 corre veloce. Negli Stati Uniti – prosegue il giornalista – è un’osservata speciale perché, dalle ultime proiezioni dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), risulta essere la versione di Sars-CoV-2 più diffusa. Ma l’occhio allenato degli esperti che tracciano i mutanti del virus ex pandemico si è già posato anche su una sua ‘discendente’, KP.3.1.1. Questo sottolignaggio potrebbe avere ‘le ali’, in un certo senso. Sicuramente viaggia in aereo. Ma anche dall’Italia? Forse, prospettano alcuni esperti.”

Ma non basta, andando avanti nella lettura, scopriamo che esiste una colossale banca dati planetaria, denominata Gisaid. Ebbene dai suoi riscontri emergerebbe che la sottovariante KP.3.1.1, riscontrata in molti aeroporti americani, sarebbe la più numerosa tra i passeggeri spagnoli, così come sostiene su X Andrea Urquhart, definito nell’articolo “uno dei tanti cacciatori di varianti attivi a livello globale”. Ma anche i nostri cacciatori di varianti sono in allerta. Tant’è che quest’ultimi, in una rapida ricerca eseguita per Adnkronos Salute, affermano che al momento non risultano depositate al Gisaid dall’Italia sequenze della succitata variante.

Eppure, secondo il cacciatore di varianti nostrano, Federico Gueli, in un aeroporto statunitense il 9 maggio scorso sarebbe stata prelevata una sequenza da una passeggera proveniente dal Bel Paese. Tuttavia, questo pronipote dei cacciatori di vampiri, che invece di usare reste di aglio e crocefissi, utilizza sofisticati microscopi elettronici, ci spiega che una sola positività è “poco per poter già ipotizzare una circolazione nel nostro Paese. Essendo viaggiatori, potrebbe trattarsi anche di una persona che ha fatto un doppio viaggio, Spagna e poi Italia, quindi dal nostro Paese abbia preso l’ultimo volo e così sia stata registrata”.

Ma non basta, secondo Fabio Filippini, dottorando del Centro Retrovirus dell’università di Pisa, che lavora con Mauro Pistello, direttore dell’Unità di virologia dell’azienda ospedaliera universitaria pisana, vicepresidente della Società italiana di microbiologia,  “Globalmente risultano 209 sequenze” di KP.3.1.1.

D’altro canto, come ci avevano spiegato alcuni importanti virologi, tra cui il compianto Nobel Luc Montagnier, i coronavirus hanno una enorme capacità di mutare a grande velocità, se poi ci aggiungiamo il colossale errore di una vaccinazione di massa eseguita in piena pandemia, il che tende ulteriormente a forzare lo sviluppo di altre varianti, verrebbe solo da chiudere con una classica domanda: ma di cosa stiamo parlando?

Ciò che in particolare colpisce è questo impressionante schieramento di medici, operatori sanitari e studiosi di laboratorio i quali, invece di indirizzare il proprio impegno e le risorse di cui dispongono in settori di cura ben più critici, continuano a baloccarsi nel tracciamento e nell’analisi di uno dei tantissimi virus con cui siamo destinati a convivere da qui all’eternità. Roba da non credere.

Claudio Romiti, 16 giugno 2024

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